Adriana Assini regala una nuova perla ai suoi lettori attraverso il suo stile impeccabile, preciso ed equilibrato portandoci ancora una volta in viaggio nel Tempo e nella Storia. Questa volta nel Trecento, tra Milano e Mantova al cospetto di una nobildonna orgogliosa e coraggiosa… “Agnese, una Visconti”.
La trama
Non abbassate le vele prima ancora di cominciare a navigare, ché la sorte è imprevedibile. E non scordate mai che il pomeriggio offre doni che il mattino neppure sospetta.
(Agnese, una Visconti di Adriana Assini – Scrittura & Scritture)
Agnese Visconti nasce a Milano nel 1363 dall’unione di Bernabò Visconti, signore di Milano, e di Beatrice della Scala. Sin dalla più tenera età, Bernabò sembra avere un rapporto tutto speciale con sua figlia che – a dispetto del suo gentil sesso – sente essere l’unica della famiglia in grado di ereditare la sua spada.
Agnese, infatti, nonostante il fisico gracile, debole e fragile dimostra sin da bambina di avere un coraggio e un fegato da re. Orgogliosa, fiera, superba, intelligente, astuta… ha tutte le carte in regola per sfidare il mondo e la sua condizione di donna che, come vedremo, non le sarà di giovamento.
Già dal 1375 (Agnese ha soli dodici anni) i genitori promettono la propria figlia in sposa a Francesco I di Gonzaga. Agnese farà quanto possibile per far sì che questo matrimonio non venga celebrato e che le venga riconosciuta la propria libertà di donna. Non viene ascoltata. Nel 1380 il matrimonio tra i due giovani nobili viene celebrato. È l’inizio della fine. Agnese non riesce a tollerare suo marito che, in un certo senso, si rivela essere molto più debole di lei e indegno della parentela con il temuto e rispettato Bernabò Visconti.
Allo stesso tempo, però, Francesco I sembra essere insofferente e insoddisfatto della sua sposa con la quale si unisce solo per avere il legittimo erede. Ma anche questo non sarà abbastanza. Nascerà Alda. La situazione diviene sempre più insostenibile sino a quando la nobildonna – da sempre fervente lettrice e amante dei romanzi cortesi – viene accusata di adulterio. Segue un processo – pantomima che rivelerà la vera natura di Francesco I e il suo odio profondo per la legittima consorte. La fine è inevitabile. Agnese Visconti viene condannata a morte per decapitazione. Muore il 7 febbraio 1391 dopo essere stata uccisa in terra sconsacrata. Solo ora la (nobil)donna è libera di amare e di essere una donna. Amata. Al di là di ogni regno, di ogni odio e di ogni ricchezza.
Il libro
Adriana Assini ancora una volta ci porta in viaggio nel Tempo rapendoci e affascinandoci con il suo racconto dedicato ad Agnese Visconti e che la Casa Editrice Scrittura & Scritture ha inserito nella collana Voci. La scrittrice è solita compiere questi voli pindarici da un secolo all’altro senza mai perdere di vista le sue Donne e la Storia. Queste ultime assieme alla potenza descrittiva, storica, di ricerca e di ricostruzione sono gli ingredienti che rendono lo stile della Assini unico nel suo genere. Uno stile che ti porta via senza pensarci. Uno stile che diviene esso stesso confidente e amico dei protagonisti di cui racconta e strumento del Lettore che si sente parte attiva del racconto. Della Storia.
Adriana Assini questa volta ci conduce nel Trecento ovvero nell’epoca dell’amor cortese, dei casati e delle Signorie. Ma è anche il Tempo del silenzio e della sottomissione delle donne, della loro devozione incondizionata (e forzata) ai propri mariti o al Signore. È l’epoca dei conventi colmi di donne che vogliono essere amati da uomini terreni… è l’epoca di tragici silenzi. Una storia che non ha mai smesso di ripetersi, se vogliamo. Ed è una gioia seguire la scrittrice in questo viaggio spaziotemporale a noi così lontano eppure così comprensibile e umano. È la storia di una donna fiera, orgogliosa, coraggiosa che vuole rispetto e amore. Li esige e non ha paura di pretenderli. Pagherà con la morte in terra sconsacrata eppure la sua forza e il suo coraggio echeggiano ancora nella Storia.
Si tratta certamente di una vicenda affascinante di cui si desidera sapere e scoprire sempre di più, sempre di più. Si vorrebbe quasi intervenire – tanto i fatti sono raccontati con realismo e verità – per affidare Madonna Agnese e offrirle riparo, consiglio, cure. Ci si chiede anche: chissà se li accetterebbe? Agnese diventa una donna di oggi: incatenata in una vita che non ha desiderato e che non ama, accanto a un uomo che non stima e non rispetta e altro non vuole se non la sua libertà. Intellettuale, sentimentale, ideologica. Di Donna. La triste vicenda di Agnese Visconti meritava di essere raccontata (come ha già fatto Giovanni Florio nell’Ottocento scrivendo la tragedia Agnese Visconti). Meritava di vedere la luce di oggi.
E le donne di oggi (e non solo le donne) devono sapere, imparare e agire. Come si accennava all’inizio: è una storia che si ripete, è una tragedia per molti versi attuale. Ma i giunchi sanno piegarsi senza spezzarsi mai. Agnese Visconti ne è la dimostrazione. Solo la sua giovane vita è stata spezzata mentre il suo animo fiero e indomito è ancora vivo e vibrante. Grazie Adriana Assini di aver tolto tanta polvere dalla Storia. Grazie di averci permesso di conoscere la vita e il carattere di Agnese, una (grande!) Visconti. Una meravigliosa Donna!
Incontro con l’Autore
Adriana Assini è una scrittrice e acquarellista romana. Insomma, un’Artista a tutto tondo. Molto importante è il suo impegno storico-letterario dedicando libri a personaggi storici (non importa se uomini o donne) solo apparentemente secondari per poi dimostrarsi protagonisti assoluti della Storia. Ognuno a proprio modo, certamente. Si tratta di una scrittrice assai prolifica e apprezzata in tutta Europa, soprattutto in Spagna. Le sono state dedicate Tesi di Laurea e di Dottorato. Proficua è la sua collaborazione con la Casa editrice napoletana Scrittura & Scritture per la quale ha scritto titoli importanti quali: Giulia Tofana. Gli amori, i veleni, Le rose di Cordova, Un caffè con Robespierre, La riva verde, Il mercante di zucchero, Sogni diVini e I racconti dell’ombra.
Ed è un piacere immenso aver potuto intervistare questa delicata Artista e sensibile scrittrice. Mi auguro questo sia per voi un Incontro con l’Autore altrettanto piacevole quanto lo è stato per me. Buona lettura e infinite grazie ad Adriana Assini per la gentilissima disponibilità.
Da dove proviene il tuo interesse per il romanzo storico? Come è nato il progetto di questo tuo ultimo libro Agnese, una Visconti
Ho trascorso l’infanzia tra antiche rovine, giocando in mezzo a resti di templi, statue, colonne di marmo cipollino. D’estate, prendevo posto sui gradini di pietra del teatro romano e mi godevo gli spettacoli: commedie di Plauto, tragedie di Sofocle, le cui trame mi giungevano astruse ma non il fascino dei costumi degli attori e del misterioso richiamo dei cori. Credo sia nato in questo particolare contesto il mio interesse per la Storia che, unito a una precoce passione per la scrittura, ha fatto il resto.
Se si frequenta la Storia, non è raro fare incontri interessanti. Succede allora che alcuni dei tanti personaggi che popolano i vari testi attirino l’attenzione più di altri, e che con loro si crei d’immediato una relazione empatica e profonda. Così è accaduto a me con Agnese Visconti, una giovane nobildonna della fine del Trecento che ebbe l’ardire di vivere e morire senza mai piegarsi davanti ai più forti. Costretta nel matrimonio mal riuscito con Francesco Gonzaga, la figlia di Bernabò venne presto isolata nella sfarzosa corte mantovana, eppure si batté senza cedimenti contro le angherie coniugali e le molteplici avversità della sorte. La sua vicenda è poco conosciuta ai più: un destino comune a moltissime altre donne, che a lungo sono rimaste escluse e assenti dalla Storia, troppo a lungo scritta dagli uomini per gli uomini.
E invece la vicenda di Agnese ha molto da dire, anche a distanza di secoli, lasciandoci il vivido esempio di una donna che – pur in condizioni di svantaggio – ha lottato fino allo strenuo per difendere i propri diritti, la dignità e gli affetti.
Molti dei tuoi romanzi raccontano di personaggi storici realmente esistiti: la stessa Agnese Visconti ma anche Giovanna I di Castiglia, Gian Luca Squarcialupo, Giulia Tofana… spesso si tratta di personaggi – erroneamente – considerati secondari ma di grande spessore sia storico sia intellettuale. In che modo “scegli” e ti approcci ai tuoi protagonisti?
Considerati protagonisti minori del loro tempo, i personaggi citati sono rimasti nell’ombra per secoli. A mio avviso, a torto. La leggenda della pazzia della regina di Castiglia è tuttora viva, nonostante alcune scoperte d’archivio – nella seconda metà dell’Ottocento – abbiano fornito un’altra versione dei fatti. A questo punto, la Storia avrebbe preteso d’essere riscritta, mettendo almeno in discussione la locura di Juana che, in realtà, era una giovane donna caparbia e ribelle, decisa a tenersi il regno legittimamente ereditato da sua madre, Isabella la Cattolica. Un regno che faceva invece gola agli uomini della sua famiglia che, uno dopo l’altro, complottarono per destituirla.
Figure come Juana ci insegnano che la verità – bene prezioso ma fragile – può essere facilmente manipolata a beneficio di alcuni, contro altri. Ieri come oggi.
Qual è il tipo di lavoro che svolgi per realizzare le tue accurate ricerche?
Compro molti libri di saggistica, frequento con assiduità le biblioteche.
Molto importante è anche il tuo lavoro letterario in terra spagnola. Come è nato questo rapporto e in che modo ti è stato utile alla diffusione del tuo lavoro?
La chiave è stata proprio la bistrattata regina di Castiglia – figlia dei Re Cattolici, moglie di Filippo il Bello d’Asburgo, madre di Carlo V – protagonista del mio romanzo Le rose di Cordova (Scrittura&Scritture). Tradotto e pubblicato in Spagna, mi ha permesso d’essere apprezzata anche oltre confine.
- Ti sono stati dedicati Tesi di Laurea di Dottorati, profili biografici, tributi e conferenze… come senti questo passaggio dalla tua scrittura alla scrittura che altri rivolgono e dedicano alla tua persona e alla tua opera?
Ne sono senz’altro lusingata ma non riposo sugli allori, al contrario, cerco di lavorare ancora meglio, per offrire sempre qualcosa di più a chi legge i miei romanzi e a chi li studia.
Oltre ad essere scrittrice sei anche un’eccellente acquarellista. Come nasce questa tua passione? E anche alcune delle copertine dei tuoi volumi, se non erro, sono state realizzate proprio da te. Come vivi questo passaggio da scrittrice a pittrice?
Le mie mani sono spesso imbrattate d’inchiostro o di colori, a seconda che io scriva o che dipinga. In entrambi i casi, racconto delle storie “mettendoci le mani”. Oltre che il cuore.
La mia intesa con l’acquerello è nata molto presto, l’ho subito preferito all’olio e alla tempera. Da allora abbiamo fatto un bel po’ di strada assieme. L’ultima mostra – una collettiva tenutasi in una prestigiosa galleria di Bruxelles – ha chiuso in bellezza con l’esposizione dei quadri in una sala del Parlamento Europeo.
Quali sono i tuoi prossimi impegni letterari?
Il 14 giugno sarò a Viareggio con Agnese, il 20 a Potenza. Dalla Toscana alla Basilicata e poi, via via per altre città italiane.
- Un’ultima domanda che rivolgo sempre al Lettore che appartiene a ogni Scrittore: qual è il libro e l’Autore che hanno contribuito alla tua formazione intellettuale e professionale?
Non credo che esista mai un solo autore, un solo libro, un solo quadro che incida sulla nostra formazione. Credo, invece, che ognuno di noi sia il risultato di tutto ciò che ha letto, visto, vissuto. In gioventù, ho amato le lettere di Seneca a Lucilio fino a farne un testo di culto, ma davvero non saprei dire quanto e in che modo possa aver influenzato il mio modo di scrivere.