La Rubrica online “Piazza Navona” ha letto per voi The Golden Girls: A Cultural History di Bernadette Giacomazzo (Rowman & Littlefield Publishers). La storia e l’eredità socioculturale della sitcom che, a distanza di quarant’anni, è ancora un successo planetario. E non perdete l’Incontro conl’Autrice!
La trama
È il 31 dicembre 2021 quando, poco prima di compiere cento anni, la celebre attrice Betty White muore. È la fine di un’era della storia della televisione poiché con la sua morte non solo viene a mancare uno dei volti e delle attrici comiche più iconiche e più brillanti del piccolo schermo, ma viene a mancare anche l’ultima delle celeberrime Golden Girls. Ed è proprio da questo triste evento che Bernadette Giacomazzo inizia il suo racconto e la sua analisi – assai precisa e dettagliata – di una delle sitcom più amate e trasmesse in tutto il mondo e che proprio quest’anno compirà quarant’anni: The Golden Girls. Nove capitoli in cui l’Autrice con maestria e dovizia di particolari narra la nascita di questa indimenticabile serie andata in onda dal 1985 al 1992 analizzandone contenuti, trame, soggetti e periodo storico. Non mancheranno interessanti confronti e raffronti con la storia americana (e mondiale) di ieri e di oggi e spunti di riflessione sottolineando la certezza che l’universo femminile ha sempre da dire e che alcune battaglie per lo sviluppo e la garanzia di una società civile e inclusiva sono tutt’altro che vinte. Da qui, ancora, la forza e l’autenticità di questa serie e delle sue protagoniste senza età… delle pure e semplici golden girls!
Sul libro
È il 2023 quando Bernadette Giacomazzo, giornalista e scrittrice americana di origini italiane, pubblica con Rowman & Littlefield Publishers il suo interessante saggio The Golden Girls: A Cultural History. Un vero e proprio omaggio a una pagina importante della storia della televisione. Bernadette Giacomazzo, infatti, dedica il suo dettagliato e puntuale studio alla sitcom The Golden Girls creata da Susan Harris e trasmessa dal 14 settembre 1985 al 9 maggio 1992 per un totale di sette stagioni (in America riproposte continuamente in tv, nelle piattaforme a pagamento e in streaming registrando un picco di visualizzazioni durante il Covid), 180 episodi, tre spin-off (The Golden Palace, Empty Nest e Nurses), 68 nomination agli Emmy Awards con 11 vittorie (tra cui, prima e unica volta nella storia della televisione, quella come Miglior Attrice ottenuta da ciascuna delle protagoniste), 21 nominations ai Golden Globes Awards e quattro vittorie, 27 milioni di persone incollate davanti la televisione per non perdere nemmeno un secondo dell’ultimo episodio.
Ma questa sitcom, arrivata anche in Italia e trasmessa su RaiUno dal 1987 al 1994 con il titolo Cuori senza età, è molto ma molto di più. E Bernadette Giacomazzo nel suo prezioso e minuzioso libro lo racconta assai bene.
Ma facciamo un passo indietro: chi sono le Golden Girls? Presto detto: quattro donne mature, Dorothy Zbornak, sua madre ottuagenaria Sophia Petrillo, Blanche Deveraux e Rose Nylund (rispettivamente e magistralmente interpretate da Beatrice Arthur, Estelle Getty, Rue McClanahan e la già citata Betty White), che – puntata dopo puntata – si incontrano e si scontrano con la vita e con i suoi aspetti più o meni duri, ironici e divertenti. Per la prima volta in televisione le protagoniste di una serie sono delle cinquantenni e un’ottantenne, tre vedove e una (Dorothy) divorziata dopo trentotto anni di matrimonio con il fedifrago Stanley (Herb Hedelman). Giocoforza i temi trattati sono assai vicini alla loro fascia di età eppure – ieri come oggi – queste donne sono il simbolo dell’essere donna ed esempi da seguire per le ragazze. Ancora una volta, di ieri e di oggi.
Dorothy, Sophia, Blanche e Rose, così, raccontano della difficoltà di trovare un lavoro quando la giovinezza è passata, della menopausa, della libertà sessuale e del desiderio che, sebbene in età matura, c’è, esiste ed è sinonimo di vita e vitalità. Le amiche raccontano di bullismo, di gravi malattie come l’Alzheimer, della perdita di un figlio, di omosessualità, di quelli che una volta venivano chiamati “matrimoni misti”, della differenza di età in una coppia, di AIDS, di omosessualità (non è un caso che questa serie fosse amatissima da Lady Diana e Freddy Mercury e che a volte la guardassero insieme), di solitudine, di inseminazione artificiale, di molestie sessuali, di gravi disturbi come la sindrome da fatica cronica e dell’indifferenza di alcuni medici nei riguardi dei propri pazienti… Il tutto attraverso delle sceneggiature geniali e perfette nei tempi comici e nei dialoghi e dalla precisa caratterizzazione dei personaggi: l’ingenuità e il surrealismo di Rose (pensiamo solo al “circo delle aringhe” della sua St. Olaf), il cinismo e le affilate battute di Dorothy, l’irriverente saggezza e alla totale libertà di parola di Sophia che ha abbattuto ogni filtro con il mondo esterno dopo il suo ictus e inizia ogni suo racconto con “Picture it: Sicily…”, la vanità di Blanche e le sue innumerevoli e mirabolanti avventure con gli uomini.
Tutto questo (e molto altro!) è raccontato nei novi capitoli di The Golden Girls: A Cultural History dove la scelta ponderata e pensata di alcuni episodi e della loro analisi è perfettamente equilibrata a quella culturale, storica e sociale in una sorta di ping-pong temporale assai utile al Lettore. Il testo di Bernadette Giacomazzo, infatti, non è una guida alla visione della sitcom ma un suo approfondimento televisivo, sociale, storico nel quale va a inserirsi questo programma televisivo… che da intrattenimento diviene – del tutto naturalmente – lo specchio e il riflesso di una società e delle sue paure. A tal proposito molto importanti e ben impiantati sono la struttura del volume e la capacità dell’Autrice di fermarsi a riflettere su ciò che è stato, è e sarà in quella stata società (che poi si fa universale).
Non c’è che dire: Bernadette Giacomazzo con la sua spiccata capacità analitica e di osservazione ha reso un importante omaggio a una pagina importante della storia della televisione e un punto di osservazione privilegiato sul passaggio del tempo e della storia e su come… ancora tanta strada – soprattutto per le donne e le loro conquiste nella società e negli ambienti professionali – ci sia ancora da fare.
Ecco, la “normalità”. Nonostante sia una parola non particolarmente bella né esaustiva ciò che raccontano le quattro amiche va intesa come inclusione, accoglienza, affetto e comprensione. E lo fanno con semplicità e senza nascondere mai né i propri caratteri né fingendo di essere ciò che non sono. Rose, Sophia, Blanche e Dorothy sono semplicemente ciò che sono. E questa profonda unione tra le quattro donne – fatta di screzi, di convivenza, di consigli, di risate, di autenticità e di lacrime – fa di loro una famiglia. Quella delle Amiche e degli Amici, quella che si sceglie, quella del cuore che, molto spesso, va ben oltre quella del sangue. Tra passato e presente, in tutti questi quarant’anni queste donne sono state le nostre confidenti, nostre zie, persino nostre madri… per questo, come dice un verso della sigla della sitcom: thank you for being a Friend!
Incontro con l’Autrice
Come è nato il progetto editoriale di The Golden Girls: A Cultural History?
L’idea per The Golden Girls: A Cultural History è nata dal mio amore per la serie e per il suo impatto culturale. Sono sempre stata affascinata da come una sitcom su quattro donne anziane sia diventata un fenomeno potente e duraturo. Quando ho proposto il concetto a Rowman & Littlefield, volevo andare oltre la semplice celebrazione della serie: volevo esplorarne il significato culturale più profondo e il suo ruolo nel plasmare le conversazioni su invecchiamento, amicizia e persino su temi progressisti come i diritti LGBTQ+.
Perché ha deciso di dedicare un libro alla sitcom The Golden Girls?
Perché The Golden Girls è iconica! Non è solo una sitcom, ma una pietra miliare della cultura. La serie supera le generazioni, e il suo umorismo, cuore e il modo audace con cui affronta le questioni sociali la rendono sempre attuale. Volevo offrire ai fan una comprensione più profonda del suo lascito, introducendo allo stesso tempo nuove generazioni alla sua genialità.
Perché pensa che, dopo quasi quattro decenni, The Golden Girls sia ancora nel cuore di così tante persone e venga analizzata e studiata come un’attenta riflessione della cultura e della società del suo tempo?
La serie affrontava temi universali: amore, amicizia, indipendenza e resilienza. Ha anche superato i limiti, trattando argomenti come invecchiamento, femminismo, diritti LGBTQ+ e persino temi delicati come il suicidio assistito e la senzatetto. La scrittura era brillante, l’umorismo senza tempo e la chimica tra il cast era pura magia. E chi non ama le battute taglienti di Sophia? La serie rifletteva le lotte e i trionfi della società in un modo che risuona ancora oggi.
Che tipo di ricerche e studi ha svolto per scrivere questo libro?
Fare ricerche per questo libro è stato un sogno! Ho riguardato ogni episodio (di nuovo – non mi è dispiaciuto affatto!), ho letto interviste con il cast e la troupe e mi sono immersa in studi accademici che analizzano l’impatto culturale della serie. Ho anche esplorato le comunità di fan e il modo in cui mantengono vivo The Golden Girls oggi. Comprendere il clima sociopolitico degli anni ’80 è stato fondamentale per contestualizzare i temi della serie.
Oggi, qual è l’eredità di The Golden Girls?
L’eredità di The Golden Girls risiede nella sua celebrazione senza compromessi dell’amicizia e dell’individualità. Ha dimostrato che le storie sulle donne anziane possono essere divertenti, coinvolgenti e socialmente rilevanti. La serie ha aperto la strada a narrazioni più inclusive e rimane un esempio brillante di come la televisione possa affrontare temi importanti con umorismo e grazia. Le sue citazioni, meme e temi continuano a risuonare con persone di tutte le età.
Bea Arthur, Estelle Getty, Rue McClanahan, Betty White: cosa pensa del cast della serie?
Ognuna di loro era una leggenda a sé. Bea portava una miscela di gravitas e tempismo impeccabile a Dorothy. Estelle era la regina delle battute come Sophia, mentre l’interpretazione di Rue di Blanche era al tempo stesso esilarante e toccante. E Betty – cosa posso dire? Era l’anima della serie, dando a Rose un calore e una semplicità impossibili da non amare. Insieme, erano un’energia esplosiva.
Tra Dorothy Zbornak, Sophia Petrillo, Blanche Devereaux e Rose Nylund, qual è la sua preferita?
Oh, è come scegliere un figlio preferito! Ma se dovessi scegliere, direi Sophia. Il suo sarcasmo, la sua saggezza e il suo approccio senza paura alla vita la rendono citabile all’infinito. Inoltre, il suo passato e la sua relazione con Dorothy aggiungono profondità al personaggio.
Anche oggi, cosa e quanto il pubblico televisivo e la società in senso ampio devono a The Golden Girls?
Dobbiamo molto a The Golden Girls. Ha mostrato che le donne anziane possono essere personaggi principali con storie complesse, divertenti e significative. Ha aperto le porte a discussioni su invecchiamento, indipendenza e diversità nella narrazione. La serie ci ha anche ricordato che la famiglia non riguarda solo il sangue, ma le persone che ti supportano.
Come presenterebbe The Golden Girls a una giovane ragazza nel 2024?
Le direi che è l’originale esempio di “squad goals”! Queste donne hanno infranto gli schemi, affrontato temi difficili e si sono supportate l’una con l’altra in ogni situazione – tutto questo servendo risate infinite. Le mostrerei un episodio come “Ladies of the Evening” per agganciarla con l’umorismo, e poi passerei agli episodi più profondi che mostrano il cuore della serie.
Sarebbe possibile fare una serie simile oggi?
Sarebbe difficile, ma non impossibile. Il fascino dell’originale risiede nel suo umorismo senza tempo e nella sua autenticità. La versione di oggi dovrebbe modernizzare l’approccio mantenendo il senso di arguzia, il cuore e i temi innovativi. Mi piacerebbe vedere un reboot che rifletta la società odierna rendendo omaggio all’originale.
Qual è stato il segreto del successo della serie e la ragione del suo declino?
Il segreto è nella sua autenticità e capacità di essere relazionabile. La scrittura era brillante, il cast impareggiabile e i temi affrontati senza paura. La serie non è tanto declinata quanto arrivata naturalmente alla sua conclusione. È terminata al momento giusto, prima di diventare ripetitiva, e questo fa parte del suo fascino duraturo.
Qual è stata l’emozione più grande che ha provato mentre scriveva questo libro?
Gratitudine. Mentre mi immergevo negli episodi e nelle storie dietro di essi, mi sono sentita così riconoscente per questa serie e per ciò che ha dato al mondo. Scriverne mi ha permesso di connettermi profondamente con i temi dell’amicizia, della resilienza e dell’umorismo.
Tra le sette stagioni di The Golden Girls, qual è il suo episodio preferito? E perché?
Uno dei miei preferiti è “The Heart Attack” (Stagione 1). Bilancia umorismo ed emozione profonda in modo magistrale. Sophia riflette sulla sua vita durante un problema di salute, ed è sia divertente che commovente. Racchiude tutto ciò che rende grande la serie.
Quali sono i suoi prossimi progetti editoriali?
Il mio prossimo progetto è Law & Order: A Cultural History, che esplora l’impatto dell’iconica serie procedurale e i suoi profondi legami con le questioni sociali. Questo libro approfondisce come una serie di finzione sia diventata un riflesso potente dei cambiamenti legali e culturali del suo tempo.