La Rubrica online “Piazza Navona” ha letto per voi SpuntiSunti di Massimo Gerardo Carrese (déclic). Anagrammi, giochi e associazioni di parole si alternano e si (con)fondono per regalarvi una deliziosa e vorticosa narrazione. E non perdete l’Incontro con l’Autore!
La trama

SpuntiSunti: una raccolta di quaranta brevi racconti creati dal fantasiologo casertano Massimo Gerardo Carrese che vi condurranno in una danza sfrenata, in un vortice turbolento di nonsense, giochi di parole, anagrammi che ribaltano ogni percezione della realtà. Parole che si trasformano, che si travestono, che si prendono gioco di sé stesse, che fagocitano chi le ascolta e chi le pronuncia. Un breve ma incisivo volume che vi farà scoprire e vedere la quotidianità da molteplici e diversi punti di vista pur usando una grammatica non corretta, strascinata, forzata eppure perfettamente in grado di essere compresa e capita. SpuntiSunti è un sano invito a farvi trascinare e conquistare dal caos che vi circonda e che, per natura, tutti possediamo in diversa misura e quantità.
Sul libro

La neonata e coraggiosa casa editrice perugina déclic nell’ottobre 2023 propone al pubblico la sua seconda pubblicazione: si tratta di SpuntiSunti del fantasiologo Massimo Gerardo Carrese.
Un piccolo ma piacevolissimo volume di poco più di centoventi pagine che vi regalerà sorrisi, riflessioni, giochi di parole, anagrammi, racconti surreali, divertimento… e molto molto di più. I quaranta brevi (molto spesso brevissimi) racconti che compongo SpuntiSunti – come già suggerisce il titolo che, credetemi, non vi trae affatto in inganno – sanno di buono e di genuinità perché sono scritti con sapienza e coscienza. Apparentemente le storie di Carrese possono apparire ai limiti dell’assurdo (lo stesso tanto caro a Eugène Ionesco e a Samuel Beckett, per intenderci) mentre, al contrario, tentano di spiegare – tra un divertessement e un nonsense – la vera realtà (assurda!) e il caos che ci circonda. Ovviamente senza porre nessuno sullo scranno!

Al contrario, l’Autore è uno di noi. Vittima e carnefice allo stesso tempo di questo stesso caos. Attraverso i suoi racconti e i suoi (letterari!) giochi di parole si apre (letteralmente) – siamo stati contagiati anche noi! – un mondo nuovo che va osservato e compreso da diversi punti di vista. Soprattutto dall’alto, con leggerezza ma sempre con consapevolezza e ragionamento. L’Autore, infatti, non lancia parole a caso sulla carta ma sono tutte pensate, ponderate, ragionate per compiere (e far compiere in chi legge) un viaggio avventuroso nonché un giro di valzer a ritmo forsennato. Mancherà il fiato al termine di questa lettura ma ne sarà valsa veramente la pena.
Un esempio eclatante ci viene dalle prime righe del racconto intitolato “Riflessione”:
C’è elfo, elfi, elio, l’Eliseo, l’elisir. C’è Eneo maschile di Enea. Ci sono gli enofili, le ernie, gli eroi e l’eroe. C’è l’eros e l’Es, l’esile e gli esili, gli esseri, l’esser ed essi pure. Poi c’è esso. Ci sono i felini e le ferie e le fesse e i fessi e il fesso. C’è il fieno e il fienile, le fiere e il fiero, i leoni e il leone, nero o noir, come volete. (…)

Ecco: Carrese procede per assonanze creando giochi di parole che divengono scioglilingua ma anche filastrocche e canzoncine poiché leggendo tutte queste parole in fila non possono non uscire fuori – e in modo del tutto naturale – un ritmo, una musicalità e un’armonia. Sembrerà assurdo (!) eppure anche la stessa ricercata sgrammatica dell’Autore porta a questo risultato. SpuntiSunti così diviene una specie di stimolante e divertente rompicapo, anche utile per la conoscenza e l’uso delle parole della lingua italiana proprio per la loro associazione così sopra le righe ma mai sguaiata, forzata o eccessiva. Anzi, tra le parole, il Lettore e l’Autore viene a crearsi un tacito rapporto di complicità, di confidenza, di cameratismo come fossero antichi amici d’infanzia sempre pronti a mettere in atto marachelle.

È così che l’Autore crea anche una sana satira sul mondo che ci circonda come prima di lui hanno fatto illustri poeti e scrittori come Marziale e Gaio Lucilio, solo per citarne alcuni. Certamente la brevità dei testi è stata un’idea interessante e geniale dell’Autore che, così facendo, catalizza e conquista l’attenzione del Lettore colpendolo sempre con un interessante effetto sorpresa.
A noi non resta che augurarvi buona lettura e buon divertimento con questi magici ed esilaranti giochi di parole. E poi… sapevate che nella parola “riflessione” si nascondono ben altre 576 parole?
Incontro con l’Autore

Come è nato il progetto editoriale di SpuntiSunti?
Già prima del 2012 scrivevo e leggevo ad alta voce racconti brevi e sgrammaticati che hanno preso da subito il nome SpuntiSunti. Erano racconti che pubblicavo, e ancora oggi lo faccio, sul mio sito www.fantasiologo.com e alcuni di quei testi erano finiti anche nei “quadernetti” autoprodotti Ngurzu Edizioni. Certi “quadernetti” li avevo condivisi con lo scrittore Carlo Sperduti, che oggi è il mio editore. Il progetto editoriale di déclic, incentrato su “inneschi e disinneschi letterari”, dialoga perfettamente con l’idea tracciata in SpuntiSunti e così quando Carlo mi ha chiesto di scrivere un libro mi è sembrato naturale proporgli dei racconti autobiografici e sgrammaticati, umoristici, giocosi, surreali, incerti nella forma e nel contenuto. Tutti i racconti del libro sono inediti fatta eccezione di tre titoli apparsi sia in multiperso, antologia di microfinzioni (pièdimosca edizioni 2022) a cura dello stesso Sperduti sia sul suo blog multiperso.
A cosa si deve il titolo della sua opera?
Prendo spunto dalla mia consuetudine che provo a restituire in forma breve, sunta.

In SpuntiSunti troviamo una serie di brevissimi racconti caratterizzati da scioglilingua, ambientazioni e situazioni tanto reali quanto surreali. Da cosa (o chi) ha tratto ispirazione per la stesura di questi testi?
Dalla mia quotidianità, appunto, scandita da studio, ricerca, musica suonata e ascoltata. È la monotonia della mia routine, dentro casa e fuori casa, che diventa ispirazione per me. È la vibrazione del mio ordinario che fa nascere SpuntiSunti. Nel testo ci sono parti sgrammaticate, errate e forse passaggi non sempre chiari al lettore e a me perché la mia ordinarietà a tratti la comprendo e a tratti no.

Lei è fantasiologo e studioso di fantasiologia: può spiegarci nel dettaglio di cosa si tratta?
Studio e vivo di fantasiologia, sono un fantasiologo di professione. In pratica, dal 2001 sono un ricercatore indipendente e approfondisco gli aspetti scientifici, umanistici, ludici e artistici della fantasia, dell’immaginazione e della creatività con ricerche bibliografiche e sul campo e confronti con studiosi e studiose di ambiti vari. Faccio formazione e promuovo corsi e laboratori di fantasiologia in università, scuole e contesti social. Da vent’anni organizzo incontri in tutta Italia con adulti e bambini sui temi della fantasiologia. Mi occupo di consulenza e affianco fondazioni ed enti pubblici e privati che vogliono innovare e migliorare le loro performance attraverso la comprensione dei processi fantasiologici e do vita a progetti per le loro esigenze. Scrivo, suono e invento giochi fantasiologici di tipo numerico, linguistico e artistico per capire da altre prospettive le questioni della fantasia, dell’immaginazione e della creatività provando a renderle accessibili a tutti.

La fantasia è fondamentale per tutti noi, grandi e piccini. Da studioso come può definire la fantasia e la sua importanza?
Definire la fantasia è difficile perché la questione richiede di esplorare molteplici sfaccettature e mettere anzitutto in discussione il senso comune che abbiamo di “fantasia”. Ne Il grande libro della fantasia (il Saggiatore) affronto, tra gli altri temi, la vertigine di questa polisemia, sviscerando la complessità del termine. Per restituirle una prima definizione di fantasia le direi che è la facoltà che compone e scompone informazioni per cercare possibilità. Il punto è che nel linguaggio quotidiano, e non solo, la fantasia non è intesa in questi termini ed è spesso svalutata ad attività improduttiva e ricondotta all’ora di ricreazione, al sogno a occhi aperti, allo svago mentale, all’evasione dalla realtà. Invece, la faccenda è più articolata e per rendercene conto dovremmo studiare la storia della fantasia, che inizia almeno come prima attestazione della parola greca φαντασία nel V secolo p.e.v. Il saggista e scrittore tedesco Stefan Klein sostiene che il dominio della specie umana sulla Terra non sia frutto di un trionfo dell’intelligenza, bensì della fantasia. Allora, per continuare a rispondere alla sua domanda, la fantasia ci spinge a esplorare, inventare, innovare e ogni creazione umana, dalla tecnologia all’arte, dalla scienza alla filosofia, dal gesto al suono, dalla lingua alla meditazione affonda le sue radici nella fantasia. In tal senso non c’è niente di più importante della fantasia.

È anche fondatore dell’associazione L.A.B.I.S. Laboratori Arte Biblioteca Inclusione Scoperte e direttore artistico del Festival Fantasiologico. Può raccontarci qualcosa di più di queste sue attività culturali?
Sono socio fondatore, con altre sei persone, di un’Associazione di Promozione Sociale che è anche Ente del Terzo Settore. Ha sede in centro a Caserta e siamo a pochi passa dalla Reggia. L.A.B.I.S. è nata all’inizio del 2024 e prova a dare un contributo attivo per migliorare l’entusiasmo culturale della città. Progettiamo e offriamo attività per tutte le età e passioni: dalla scrittura alla pittura, dalla musica alla danza, dallo yoga agli sportelli d’ascolto, dalla letteratura alle passeggiate, dalla cucina al teatro… Il Festival Fantasiologico è, invece, una mia creatura. È un festival indipendente, finanziato da fondi privati di imprenditori casertani interessati al progetto culturale ed è un evento itinerante che dal 2017 attraversa soprattutto la provincia di Caserta, dove vivo. Il suo obiettivo è di esplorare, con un pubblico di tutte le età, le diverse sfumature della fantasia, dell’immaginazione e della creatività. Nel corso delle sue prime tre edizioni, il Festival ha ospitato personalità del mondo della cultura, dell’arte e della scienza, tra cui i Leoni d’Oro Antonio Rezza e Flavia Mastrella, il giocologo ed enigmista Ennio Peres, il matematico Furio Honsell, il saggista ed esperto di letteratura per l’infanzia Livio Sossi, l’oplepiano Paolo Albani, la chef Rosanna Marziale, l’architetto e ricercatore Beppe Finessi, l’artigiano della pizza Franco Pepe, l’artista Carla Merone e tanti altri. Attraverso performance, talk, mostre e laboratori, il Festival offre al pubblico una varietà di esperienze.

Quali sono gli autori che hanno formato il suo essere lettore scrittore e fantasiologo?
Tutti. Tutte. Nel bene e nel male.
Tra i testi che compongono SpuntiSunti a quale sente di essere più legato o di cui sente di essere più orgoglioso. E perché?
Sono legato a “Mi sale il pensiero” perché quello che racconto è quanto mi succede nelle sale d’attesa dei dottori. I pensieri salgono e nascono senza ordine preciso paesaggi interiori. Forse vado dai dottori solo per le loro sale d’attesa.
Ci permettiamo di giocare seriamente con lei: dalla Rubrica online “Piazza Navona” come si scatenerebbero la sua fantasia e la sua passione per gli anagrammi?

A un primo sguardo si scatena una fantasia alfanumerica e perciò direi che “Piazza” e “Navona” condividono lo stesso numero di lettere (6, 6) e anche lo stesso numero di vocali (3, 3) e consonanti (3, 3). Che a cancellare le lettere uguali che le compongono ne restano due in “Piazza” (PI) e due in “Navona” (VO) e che in entrambi i casi le lettere isolate sono l’una accanto all’altra e “PI” è in prima e seconda posizione della parola “Piazza” mentre “VO” è in terza e quarta della parola “Navona” e c’è consequenzialità: 1-2-3-4. Allora, se leggiamo in sequenza le lettere P-I-V-O formiamo “PIVO” e impariamo, se non lo sappiamo già, che è il significato obsoleto della parola italiana che sta per “ragazzo; giovane dai modi effeminati” e che “PIVO” in sloveno, ceco, serbo, croato, slovacco significa “birra”. Allora, “Piazza Navona” può insegnarci: a) equilibri numerici b) una parola italiana obsoleta c) una parola straniera in più lingue d) a creare l’incipit di una storia di un giovane dai modi effeminati che beve birra in Piazza Navona e che pensa ai palindromi di parole come “azza” (che è quanto scartato inizialmente dalla parola “piazza”) e canticchia un motivetto che fa “na-na” (le lettere cancellate prima in “Navona”). Per l’anagramma. Mi immagino di passeggiare in “Piazza Navona” e di pensare che tra le isole italiane da me visitate la scorsa estate ne manca una: “avanzai Ponza”.

Tantissime grazie di essersi così gentilmente prestato ad esaudire la nostra richiesta e a giocare con la fantasia assieme a noi. E adesso, quali sono i suoi prossimi impegni e progetti professionali?
Fino a giugno sarò ancora in tour con Il grande libro della fantasia e dal 14 marzo scorso ho iniziato a girare con il reading di SpuntiSunti e a breve sarò con déclic a Perugia, Bari, Parma, Padova, Bologna. I prossimi progetti professionali riguardano i laboratoriali di fantasiologia al Festival della Filosofia in Magna Grecia, con l’illustratrice Resli Tale, e poi per il terzo anno consecutivo sarò di nuovo a Matera con “le spasseggiate fantasiologiche” alla Cripta del Peccato Originale. Nel frattempo sperimento nuove idee musicali.