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Letto per voi… “Se camminare fa troppo rumore” di Giusi D’Urso

La Rubrica online “Piazza Navona” ha letto per voi Se camminare fa troppo rumore di Giusi D’Urso (Il ramo e la foglia edizioni). Una donna e tre giorni per raccontare la sua vita in una sorta di monologo sospeso nel tempo. E non perdete l’Incontro con l’Autrice!

La trama

Giusi D’Urso, “Se camminare fa troppo rumore” (Il ramo e la foglia edizioni, 2024)

Tre giorni. In realtà, una vita. Sofia, siciliana di nascita e pisana di adozione, è in questi tre giorni – trascorsi in quella che sembra essere una clinica psichiatrica – che snoda il racconto della sua vita. La sua infanzia, la sua famiglia di stampo patriarcale, la sua osteggiata amicizia con Filomena, i suoi primi amori, la scelta di trasferirsi a Pisa per studiare medicina, il rapporto con un padre violento e autoritario e quello con la madre sempre più remissiva. Tre giorni per raccontare una vita tra passato e presente. Un vero e proprio monologo intessuto di ricordi e articolato in un linguaggio sincero, onesto, privo di qualsiasi orpello. La vita semplicemente com’è. Così, Sofia racconta ciò che è stato di lei. Ciò che l’ha trasformata. Senza fare né farsi sconti. Solo tre giorni per raccontare una vita. E poi…

Sul libro

Il ramo e la foglia edizioni

Con la pubblicazione del romanzo Se camminare fa troppo rumore della scrittrice messinese Giusi D’Urso, Il ramo e la foglia Edizioni fanno mostra ancora una volta della precisa scelta editoriale a favore di storie intense e autentiche.

Intensità e autenticità, infatti, sono le parole che meglio descrivono il romanzo e  l’importante e denso lavoro compiuto dall’Autrice. In tal senso Giusi D’Urso merita un vero e proprio plauso poiché, prendendo a prestito il pensiero di Alda Merini, ha scelto con estrema cura le parole da non dire. Non deve essere stato un compito facile soprattutto per i tanti e diversi temi affrontati. Uno su tutti: la convivenza con un padre padrone, violento, irascibile, incline alla perdita di controllo e alla risoluzione dei problemi familiari attraverso liti, minacce e male parole. Ed è esattamente da qui, dall’infanzia e dall’adolescenza della protagonista Sofia, che il romanzo prende vita in un continuo palleggio tra passato e presente.

Giusi D’Urso, “Se camminare fa troppo rumore” (Il ramo e la foglia edizioni, 2024)

Spesso i discorsi di Sofia, ricoverata per tre giorni in quella che sembra essere una clinica psichiatrica, appaiono fumosi, un ricordo richiama l’altro e così anche profumi, sapori e sentimenti. La donna compie quasi un monologo di oltre centoventi pagine e questo suo racconto si dipana in quattro direzioni: in un dialogo con se stessa, nelle parole che rivolge al medico che la sta seguendo, a Filomena, la sua amica del cuore di gioventù e al Lettore. Quattro diversi piani narrativi uniti perfettamente in un blocco di coerenza e di unità narrativa. Giusi D’Urso non poteva raccontare meglio le difficoltà del crescere e delle decisioni da prendere e sostenere proprie del mondo degli adulti. Sofia è una ragazza e una donna come tante, ha voglia e necessità di essere libera, indipendente, di affermare le proprie volontà e di realizzare i suoi sogni. È pronta a rischiare tutto ciò che ha. È pronta ad affrontare il suo orco, suo padre, e a sfidarlo come una solo una combattente e una donna che vuole prendere in mano la sua vita sa e può fare. Sofia fa tutto questo. Ma arriva anche il momento della resa dei conti. Da qui i suoi passi che fanno rumore, i suoi tre giorni di racconti e pensieri che divengono un’altalena continua di emozioni, gioie e dolori, di ricordi, pensieri e difficili momenti da incastrare nella parte più riposta della nostra mente e del nostro cuore.

Giusi D’Urso, “Se camminare fa troppo rumore” (Il ramo e la foglia edizioni, 2024)

Giusi D’Urso ha creato e dato vita a una donna vera, reale non “fatta” di carta e inchiostro. Sofia è il riflesso di tante donne di ieri e di oggi. È viva, autentica, sa gioire e sa soffrire con la stessa dignità e la medesima allegria. È coraggiosa ma anche fragile, conosce i propri limiti ma è pronta a superarli o, almeno, a combatterli. Grazie alle sua parole, alla sua tempra, alle sue sofferenze… Sofia è una donna che passo passo cammina non può e non deve stare ferma. È in continuo divenire… e il Lettore non può non immedesimarsi con il suo essere e la sua essenza. E si cammina, la vita procede e con essa i ricordi e i momenti di una vita con cui è indispensabile fare i conti. In fondo, oggi è già domani.

Incontro con l’Autrice

Come è avvenuto il suo primo incontro con la scrittura?

La scrittrice Giusi D’Urso (Per gentile concessione di Giusi D’Urso)

Non ricordo un episodio in particolare, la scrittura è sempre stata presente nella mia vita, almeno dalle scuole medie in poi: leggevo storie e poi mi cimentavo nelle mie. A volte ne ricopiavo alcune dall’antologia di scuola, sottolineavo le frasi che mi colpivano di più. Questa è una cosa che faccio anche adesso, sottolineo, ricopio, commento sul margine della pagina. Ripensandoci, mi viene in mente che da ragazzina scrivevo moltissime lettere a un mio fidanzatino dell’epoca: era un amore a distanza, ci separavano più di mille chilometri. Gli scrivevo spesso per raccontargli la mia vita quotidiana ed esprimergli i miei sentimenti. Scrivevo moltissimo, veramente troppo, imbucavo buste gonfie di fogli, con la speranza di leggerne altrettanti. Lui invece era molto telegrafico, ci rimanevo malissimo e per manifestargli il mio disappunto mi rimettevo subito a scrivergli una nuova lettera piena di risentimento. Col senno di poi, credo che quella sia stata una bella palestra per me, non altrettanto utile per lui, temo.

Giusi D’Urso, “Se camminare fa troppo rumore” (Il ramo e la foglia edizioni, 2024)

Come nasce il progetto editoriale di Se camminare fa troppo rumore?

Nasce paradossalmente intorno al personaggio femminile secondario (che in realtà di secondario ha poco), cioè Filomena. Avevo in mente la sua storia. Ho aspettato anni prima di mettermi a scrivere per paura di non avere abbastanza materiale da poterci fare un romanzo e perché volevo maneggiare quella storia con la maggiore cura possibile: poi, una volta scritto l’incipit, ho capito che Sofia mi avrebbe aiutato a montare la trama nel modo più giusto.

A cosa è dovuta la scelta del titolo del suo romanzo?

Il titolo rappresenta l’irrequietezza di Sofia: un movimento, quello del camminare da un luogo all’altro della città, da un angolo all’altro di una stanza, che fa da contraltare all’immobilità di certe situazioni, di questioni granitiche e inconciliabili con i sogni di un’adolescente. Camminare è un modo per esorcizzare ossessioni, fantasmi, angosce.

Giusi D’Urso, “Se camminare fa troppo rumore” (Il ramo e la foglia edizioni, 2024)

Nel suo romanzo ha inserito anche elementi autobiografici? Se sì, quali?

C’è la mia città, Pisa, che adoro, al contrario di Sofia; c’è il mio iniziale disorientamento una volta arrivata in Toscana, dopo il trasferimento dalla Sicilia. Diciamo che ho prestato a Sofia i miei luoghi del cuore e alcuni sentimenti della ragazzina che sono stata.

Da cosa ha tratto ispirazione per dar vita alla “sua” Sofia?

Dall’interesse che ho sempre avuto per i fenomeni di adattamento in situazioni estreme: mi ha sempre appassionato osservare i comportamenti, lo sviluppo, le trasformazioni di un essere umano all’interno di situazioni difficili e complesse come ad esempio una famiglia segnata dalla malattia psichiatrica.

La protagonista del suo romanzo è una ragazza, una donna che deve scontrarsi letteralmente con la vita: lo studio, la libertà, la violenza in famiglia, amori non fortunati, scelte difficili da prendere… Sofia è decisamente una donna del nostro tempo.  Cosa vorrebbe ancora dirle? E quale messaggio vorrebbe che arrivasse ai suoi lettori e alle sue lettrici in tal senso?

Giusi D’Urso, “Se camminare fa troppo rumore” (Il ramo e la foglia edizioni, 2024)

Con Sofia ho un rapporto molto contraddittorio: ad esempio, la sua tenacia mi intenerisce e mi innervosisce allo stesso tempo. Se per una strana magia un giorno spuntasse nella mia vita le racconterei qualcosa di divertente per sentirla ridere di gusto. E poi l’abbraccerei. Non ho mai avuto in mente alcun messaggio: credo che leggere sia fare un tratto di strada insieme ai personaggi di una storia e che ognuno percorra quella strada col suo passo, con la sua personale esperienza di vita. Spero di essere riuscita a fare questo: a fare in modo che i miei lettori e le mie lettrici camminino accanto a Sofia e scorrendo le pagine vivano per un po’ insieme a lei.

Quale difficoltà ha riscontrato nell’impostare la narrazione su più piani narrativi, ovvero le lettere tra amiche, i pensieri odierni di Sofia, i suoi ricordi, i suoi dialoghi con il medico? In che modo è riuscita a trovare la perfetta armonia in toni e colori così diversi dello stesso racconto, della stessa persona?

Giusi D’Urso, “Se camminare fa troppo rumore” (Il ramo e la foglia edizioni, 2024)

La difficoltà maggiore si è presentata nel momento in cui ho scelto di raccontare la storia di Sofia nell’arco di tre giorni e nello spazio angusto di una stanza: una bella sfida. I piani temporali diversi invece mi hanno permesso di giocare sul flusso di coscienza, sulla rappresentazione dei pensieri di Sofia, a volte limpidi e lineari, altre offuscati e contorti. La prima persona e l’alternanza dei tempi verbali sono stati gli strumenti essenziali per affrontare la sfida.

Qual è stato il passaggio, il momento del testo più complesso da tradurre in parole?

Ce ne sono stati diversi, ma uno su tutti: il sentimento ambiguo nei confronti del padre, la terribile domanda sul suo amore, sulla possibilità di conciliarlo con la violenza e con tutte le contraddizioni che segnano la vita di Sofia.

La scrittrice Giusi D’Urso (Per gentile concessione di Giusi D’Urso)

Quali sono le opere e gli Autori che hanno formato e influenzato il suo essere scrittrice e lettrice?

Non saprei dare una risposta precisa a questa domanda. Sono sempre stata una lettrice appassionata e curiosa: credo che questa disposizione abbia contribuito nel tempo alla stratificazione di materiale variegato da cui attingo in modo inconsapevole ogni volta che scrivo. Attingere vuol dire sollecitare alcuni circuiti mnemonici, far emergere certi giri di frasi e mescolarli con il proprio linguaggio che cambia di storia in storia, si arricchisce, si modifica, si adegua a questo o all’altro personaggio, a un luogo, a uno stato d’animo. Ecco, questo penso, non so di preciso quali autori e quali opere mi abbiano influenzato di più, sebbene alcuni scrittori e alcune scrittrici, soprattutto del ‘900, sostino sul mio comodino più di altri.

La scrittrice Giusi D’Urso (Per gentile concessione di Giusi D’Urso)

Quali sono i suoi prossimi progetti editoriali?

Mamma mia, che domanda difficile. Ho in mente una storia che non è solo una storia, ambientata ancora sull’isola in cui sono nata, ma in un tempo più remoto. È un progetto iniziale, tuttavia già molto chiaro nella mia mente, anche se lo tradirò, come spesso mi accade quando comincio a scrivere qualcosa di nuovo. Parto da un’idea che sembra granitica e strada facendo la frantumo per ricomporla in modo totalmente diverso. Ma non è forse questo il bello della scrittura?

 

 

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