La Rubrica online “Piazza Navona” ha letto per voi Meduse e Pianeti di Andrea Palagiano (Europa Edizioni) classificatosi al quinto posto nella sezione “Poesia” alla scorsa edizione del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri”. Non perdete l’Incontro con l’Autore!
La trama
Meduse e Pianeti è la silloge del giovane poeta romano Andrea Palagiano. Quarantatré componimenti dove l’Autore accosta – servendosi della sua fantasia e del modo tutto personale di leggere e osservare la realtà – lemmi e sensi tra loro apparentemente lontani e che pure, se vicini e tra loro comunicanti, danno origine a un significato tutto nuovo scoprendo un sentire privato, intimo, eccezionale. Quello proprio dell’Autore che diviene parte integrante di questa raccolta e della sua delicatezza.
Sul libro
Nel 2021 Europa Edizioni pubblica Meduse e Pianeti la raccolta poetica del giovanissimo poeta romano (classe 2001) Andrea Palagiano classificatasi al quinto posto nella sezione “Poesia” alla scorsa edizione del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri”.
Si tratta di una breve e agile raccolta composta di “soli” quarantatré componimenti introdotti dalla prefazione curata da Pamela Michelis e da una dedica che molto ci dice dell’Autore e della sua sensibilità:
Dedicato a tutti coloro
che nelle pieghe del tempo
non trovano la loro dimensione umana
È una poesia fatta per immagini e istantanee quella di Andrea Palagiano, dove tutto ciò che il poeta sente di dover e poter dire appare immediatamente agli occhi e alla mente del Lettore. Semplicemente ma inesorabilmente. Istinto e ragione governano le parole scelte da Palagiano e anche la sua stessa sensibilità che si mostra in tutta la sua purezza e in tutto il suo candore. Le pagine si susseguono con un andamento morbido come quello del mare calmo e con la tranquillità di un cielo sereno, meduse e pianeti, acqua e cielo. Due distese sconfinate, infinite, prive di ogni limite possibile se non quello imposto dalla volontà o paura dell’uomo.
Eppure Palagiano scrive che
Non esiste
tangibile prova
del mondo che cerco.
Eppure non blocca il suo cammino di vita e ricerca
Io, raccolgo me stesso
e mi dirigo nel vuoto
ove getto me
e tutto il mio essere.
Il nostro poeta è pronto a ad arrivare sull’altra sponda, sull’altro mondo senza fermare i suoi tentativi di serenità e sicurezza cercando – per autodifesa e prevenzione – di (man)tenere un certo distacco con il mondo che comunque lo circonda e lo avvolge facendone sua parte integrante e cuore pulsante. Palagiano è solo con se stesso, si contempla ponendosi domande e cercando risposte trasformandosi in protagonista del suo essere, della sua sensibilità e del suo sentire.
Tra mitologia e realtà, così, il nostro Autore dona al suo Lettore scorci del suo io più profondo, della sua creatività, della sua capacità di mostrarsi senza paura e senza timori. Tra acqua e cielo. In bilico tra gli spazi senza fine eppure in equilibrio sulle sue parole, sulla sua poetica, su quelle sue immagini che la sua mente e la sua essenza creano, plasmano. Così è costruita la sua difesa più attenta e la sua spontaneità più candida. Tra acqua e cielo. L’azzurro e il suo riflesso nella materia più trasparente in natura. Lì dove l’anima e il mito si specchiano e si riflettono da giorni senza tempo.
Incontro con l’Autore
Come è avvenuto il suo incontro con la scrittura e, in particolar modo, con la poesia?
Sono sempre stato attirato dalla scrittura, sia da bambino che da adolescente. L’ho sempre considerata una potente alleata alla quale affiancarmi nelle situazioni più disparate. La poesia è il mezzo espressivo che uso più spesso, oltre ad essere stato l’oggetto di ricerca al quale ho dedicato più tempo negli anni. Sono particolarmente convinto che il verso possa cristallizzare in sé un’infinità di mondi possibili e lo strumento per fruirne non è nient’altro che la lettura.
Come è nato il progetto editoriale di Meduse e Pianeti?
Meduse e Pianeti esisteva già da tempo nella mia mente, addirittura prima di avere questo nome. È una silloge eterogenea della quale ho iniziato la stesura già dagli anni in cui affinavo la mia vena e ricerca poetica non ritenendomi ancora del tutto soddisfatto dei miei lavori (come anche oggi spesso accade). La sua genesi è piuttosto travagliata e legata a scelte di tipo stilistico quanto a decisioni di natura editoriale. L’opera riassume parte del mio trascorso poetico e alcuni dei suoi componimenti sono ben più longevi del titolo stesso.
A cosa è dovuto il titolo della sua silloge?
Meduse e Pianeti cova nel titolo la capacità della poesia di creare universi a sé stanti ma del tutto aderenti alla realtà. Mi piace pensare alla struttura sospesa delle meduse che fluttuano negli oceani e alla robustezza ideale – o soltanto illusoria – dei corpi celesti perduti nel cosmo. Nella mia mente queste due entità dialogano ed esistono in un tempo coevo nel quale io posso contribuire scrivendo.
Quali sono gli Autori e le opere che hanno influenzato e formato il suo essere scrittore e lettore?
Sono sempre alla ricerca di nuovi stimoli letterari ma le mie esperienze hanno sempre affondato le loro radici nella poesia francese di Baudelaire, Rimbaud, Verlaine, Apollinaire quanto nelle opere di Kavafis, Borges, Campana, Caproni, Penna e Pasolini che rappresentano gli autori dei quali ho letto, e leggo tutt’ora, di più. Ma non sono solo un lettore di poesia, anzi non mi dispiace dedicare larga parte del mio tempo libero anche alla prosa. Ritornando in area francese uno degli scrittori che più mi ha rapito è senza dubbio Albert Camus, ma oltre alla sua sfera di sensibilità filosofica sono anche un assiduo lettore di Pessoa, Majakovskij, Calvino, Breton e altri autori di classici. A queste mie letture non dispiace affiancare anche alcune nuove pubblicazioni di autori già consolidati e non, e di solito sono anche incline alle letture di saggi, siano essi impegni di derivazione accademica o semplice curiosità personale.
Qual è il verso o la poesia che avrebbe voluto scrivere? E perché?
Un verso del quale avrei avuto il piacere essere l’autore è senza dubbio contenuto in una poesia di Konstantinos Kavafis, _la città_: “ma non saprai nuovi lidi, né mari più vasti. / La città ti seguirà. Ti aggirerai per vie / a te ben note. E te ne andrai per gli stessi rioni, / ed incanutirai sotto gli stessi tetti”. Questi versi contengono molteplici spunti di riflessione per me ed hanno uno stile dal sapore classico ma contemporaneo al quale aspiro nella mia ricerca stilistica. Personalmente rivedo nella città un essere senziente e sensibile al cambiamento del tempo, ma percepisco al contempo le vite delle persone che abitano altri lidi come simili alla mia e io stesso sono conscio del fatto che vivere altrove conserva lo stesso andamento della propria città natale. Per molti anni ho vissuto nella promessa di una fuga romantica dal luogo di nascita per poi riprodurlo nelle piccole azioni quotidiane quanto nelle effimere e profonde relazioni che ho coi suoi abitanti.
Da cosa trae ispirazione per i suoi versi?
Se negli anni più acerbi della mia scrittura traevo parte di queste ispirazioni dai suoni delle parole e dalle forme che assumevano quando declinate in versi, oggi mi sento più avvezzo a cercare l’ispirazione attraverso letterati, filosofi e pensatori che prima di me hanno battuto quei sentieri tortuosi. Mi appassiono sempre più a opere che non conosco e a temi finora per me inesplorati, traggo da questo la maggior parte degli spunti creativi. Posso prendere spunto dall’inincipit particolarmente accattivante di un romanzo; dall’interessante capitolo di un saggio filosofico; ancora dall’emotività di un’opera d’arte; o dall’intera visita di un museo, oltre che dall’immenso universo poetico al quale posso attingere. Mi piace mescolare a questa ispirazione qualche tratto biografico e quindi lasciar scorrere alcuni eventi di vita non ancora vissuta per prelevarne la spinta ulteriore che mi spinge all’ideazione di un verso.
Lei ha anche una formazione musicale. Nella sua poetica quale rapporto o influenza esiste tra la parola e la musica?
La parola coinvolge necessariamente i suoni e quindi anche un ritmo nella pronuncia, la musica è una forma d’arte che può sostituire con la propria voce l’uso dei vocaboli. Nel passato sono stati tanti i movimenti che hanno cercato di fondere le due arti con i risultati più diversi. Per la mia esperienza personale il percorso musicale e quello poetico si sono diramati in due direzioni diverse, per quanto mi piaccia prestare la mia penna alle composizioni musicali non credo di usare lo stesso approccio che ho con la poesia; sono portato a pensare a quest’ultima in un’ottica più espressiva e dai toni sensibilmente diversi.
Nelle sue poesie sembrano mescolarsi la concretezza della materia e l’immaterialità dello spirito e del sentire umano. In che modo è riuscito a trovare il giusto equilibrio tra due poli così distinti?
La mescolanza di materia e spirito è un tema decisamente divisivo in tutti gli ambiti e credo che ognuno, dentro di sé, possa far equivalere e dialogare le due cose fino a raggiungere un precario equilibrio. La mia poesia non ha l’obbiettivo di essere risolutiva in questa annosa discussione, bensì avere un ruolo personale in cui i moti dell’anima possono in un certo senso indagare loro stessi e non lasciarsi sopraffare dell’estrema logica o dal più puro caos. Ho cercato di creare un modesto universo nel quale far riuscire a convivere moti d’angoscia con ville che precipitano e corpi abbandonati al flusso continuo della corrente con ettari di folle ridenti.
Meduse e Pianeti si è classificato al quinto posto nella sezione “Poesia” alla quinta edizione del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri” con la seguente motivazione:
Lacrime di silicone e uomini demiurghi che uccidono blatte: le poesie di Andrea Palagiano ci conducono nel freddo dell’esistenza, dove regna il cinismo della verità, senza tralasciare un gusto squisitamente mitologico dell’esistenza, che si racconta attraverso nomi noti, come quello di Enea, Scilla e le sirene. Nel racconto poetico c’è un connubio tra la concretezza di un passato atavico e un presente fatto di macchine e apparenza che si stringono nella caducità dell’esistenza: ieri, come oggi, viviamo piccole vite ridotte a un secondo, a prescindere da tutto.
Cosa ha significato per lei ricevere tale riconoscimento?
È sempre un piacere ricevere apprezzamenti per la propria opera e avere la possibilità di capire come essa viene percepita all’esterno. Forse per alcuni il prestigio dei propri lettori determina la qualità di essi, io sono stato a mio agio tanto nella lettura goliardica tra amici che nel contesto istituzionale in cui l’opera viene esaminata in ogni dettaglio. Raggiungere dei traguardi è importante e gratificante ma ancor più gratificante è sentirsi apprezzati a prescindere dalla classifica stilata e avere il carburante necessario da spendere per arrivare alla prossima tappa.
È una domanda ingrata, lo so ma… a quale delle sue poesie o dei suoi versi sente di essere più legato? E perché?
La lirica che ha la presa più viscerale su di me è “Angoscia” il secondo componimento della silloge, nonché uno dei più immediati. Ancora oggi, pochi anni dopo la sua genesi, credo siano i versi dei quali sono più soddisfatto e di cui non cambierei nulla.
Secondo lei, quale spazio occupa la poesia nel panorama editoriale contemporaneo?
Credo che il panorama letterario italiano sia uno tra i più complessi e sicuramente collocare la poesia all’interno di questo sistema non è affatto semplice. Lo sguardo che un lettore può buttare a questo scenario può soltanto vedere che le voci valide in campo sono ben poche e l’editoria non è sempre in grado di assolvere al meglio ai propri compiti. Molti talenti restano forse inespressi e poco considerati, mentre altri parolieri mediocri possono vantare ristampe. La poesia ha sempre ricoperto un ruolo di nicchia nella grande editoria e salvo i classici acclarati sono ben poche le raccolte che possono godere di un modesto successo; il mio augurio va alla necessità del messaggio che la poesia veicola e alla genialità dei poeti che riescono a farla ancora vivere sotto i carboni ardenti del presente.
Quali sono i suoi prossimi progetti editoriali e professionali?
Non sono molto bravo a parlare delle mie tappe future, specialmente in funzione creativa, visto che spesso finisco per disattendere le promesse fatte ai miei interlocutori. Da alcuni mesi sto lavorando a dei brevi (a volte brevissimi) racconti in prosa. È la prima volta che mi cimento nella scrittura di tali testi e sento di dover dare ancora grosso spazio alla ricerca di uno stile narrativo che possa soddisfarmi. In parallelo sto certamente continuando la mia attività di poeta con una silloge all’attivo in attesa di avere abbastanza materiale per dare sfogo ad un secondo volume. Le mie tappe professionali invece prevedono il conseguimento della laurea e con ottime probabilità una futura specializzazione.
Qui di seguito troverete una breve clip della Cerimonia di Premiazione della quinta edizione del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri” tenutasi lo scorso 27 maggio 2023 presso i Giardini del Torrione di Anguillara Sabazia (Rm). Questa è una occasione per ringraziare ancora una volta il Comune di Anguillara Sabazia, tutti i partecipanti, gli Autori, gli Editori e i collaboratori che hanno permesso e sostenuto la realizzazione della manifestazione con immenso entusiasmo e grande fiducia.