La Rubrica online “Piazza Navona” vi propone la lettura del romanzo “Layla” di Massimo Piccolo (Cuzzolin Editore). Napoli, cinque ragazzi e una storia che volteggia tra esoterismo e soprannaturale. Non lasciatevi influenzare dalle apparenze perché (quasi) mai nulla è come sembra… e non dimenticate l’Incontro con l’Autore!
La trama
Layla dopo aver lasciato Firenze si è trasferita assieme a suo padre, il notaio Alessandro D’Ambrosio, a Napoli. Ed è in questa città tutta da scoprire che festeggia il suo diciassettesimo compleanno. Sua mamma è morta quando lei era ancora una bambina e suo padre cerca di non farle mancare nulla inondandola di attenzioni, di affetto e di regali. Così è (se vi pare), recita il titolo di una celebre commedia di Luigi Pirandello. Ed è proprio da questa apparenza che si snodano le avventure e le vicende che vedranno Layla protagonista. La ragazza a scuola conosce i suoi nuovi quattro amici: Sara, bellissima e amante della moda sogna un futuro da influencer di moda e un account Instagram da migliaia di follower; Gabriel, studente prossimo alla maturità e fidanzato di Sara che cura un blogger in cui spiega razionalmente e scientificamente tutti quei fenomeni occulti, esoterici e soprannaturali; Pisto, compagno di classe nerd e miglior amico di Gabriel; Bianca, nota alla scuola per le sue numerose frequentazioni e per la relazione con un ragazzo molto più grande di lei che nutre nei riguardi di Layla ostilità e diffidenza. A tutti questi personaggi si deve aggiungere quello non meno importante della sposa, protagonista misteriosa, enigmatica, sibillina che si ritroverà a muovere le fila della narrazione e dell’esistenza della timida Layla. Sì, perché tutto ruota attorno alla giovane, esile, timida ragazza che non esce mai di casa senza le sue zollette colorate. Ma cosa si nasconde dietro a tutta questa apparente normalità? La timidezza, l’introversione persino gli “attacchi di panico” che colpiscono Layla all’improvviso… cosa nascondono?
I veri fantasmi sono le persone strappate alla morte che hanno, però, già abbandonato la vita…
(da Layla di Massimo Piccolo, Cuzzolin Editore)
Sul libro
Massimo Piccolo – giornalista, scrittore e regista – pubblica nell’ottobre 2019 per la Casa Editrice Cuzzolin il suo romanzo Layla. Si tratta di un’opera a più voci poiché tanti sono i protagonisti che la animano: Layla, Gabriel, Pisto, Sara, Bianca, il notaio D’Ambrosio, la Sposa… cui si aggiunge un ampio coro di personaggi secondari ma non meno importanti che, pagina dopo pagina, districano la matassa aggrovigliata della vicenda. Quest’ultima, però, grazie a uno stile agile, ritmato, pulsante accompagna il Lettore alla scoperta profonda dei protagonisti che la animano e la sorreggono. A questo si devono aggiungere diversi meriti alla scrittura di Massimo Piccolo il quale non manca di descrivere e di raccontare vie, angoli e chiese della sua Napoli come se li mostrasse in loco o su una fotografia scattata al meglio, con tutti dettagli ben ritratti.
Dicevamo dei meriti dello stile dell’Autore: tra questi vi è indubbiamente la capacità di saper dosare al meglio lo spazio narrativo tra i vari personaggi cosicché – al di là di Layla – nessuno prevarichi l’altro e tutti sono ugualmente indispensabili alla scoperta e alla comprensione di ciò che sta accadendo e, ancor di più, di ciò che sta per accadere. Un altro aspetto degno di nota è la scelta dell’Autore di mescolare all’interno della narrazione diversi linguaggi senza che questi vadano a cozzare gli uni con gli altri: il linguaggio del blog di Gabriel, dei messaggi di WhatsApp, di Instagram… avvicinandosi quanto più possibile alla realtà delle odierne giovani generazioni che, come afferma lo stesso Autore nei ringraziamenti finali, ha conosciuto anche grazie all’aiuto del nipote Giovanni Cingolani. Nonostante questo, però, in alcuni tratti della vicenda i ragazzi sembrano avere atteggiamenti da persone molte più adulte rispetto alla loro età e, nonostante la fantasia permetta l’impossibile rispetto al contesto in cui siamo, perdono un poco della loro credibilità (ma di questo ne parleremo con Massimo Piccolo nel consueto Incontro con l’Autore che troverete proseguendo la lettura dell’articolo).
Ma questo non è tutto. Layla è un romanzo accattivante che sin dalla prima pagina cattura l’attenzione del Lettore e la scelta di suddividere il testo in dodici macrocapitoli (Prologo, Estate, Settembre, Halloween, Danzando tra le candele accese, Natale, Un nuovo anno, Il mistero di una vecchia canzone, Pasqua, Verso l’esame, Una nuova vita e L’ultimo giorno) che partono e tornano al compleanno di Layla e all’interno dei quali i protagonisti prendono la parola senza che venga anticipato chi sia a parlare, a raccontare, a spiegare… Il Lettore lo scoprirà solo leggendo così da sentirsi parte attiva della vicenda. Si tratta di un’impostazione e di una scelta stilistica assai funzionale e riuscita. Questo proprio perché il testo, come abbiamo detto, è assai ben organizzato, studiato e armoniosamente strutturato.
Il romanzo di Piccolo, così, a metà strada tra un giallo psicologico e un racconto esoterico funziona soprattutto perché si “serve” sia di voci giovani sia di voci adulte che mescolano la propria storia, i propri segreti e i propri misteri. Layla colpisce sin dalla sua copertina in bianco e nero e seppur resta sempre valido il principio secondo il quale il libro non deve mai essere giudicato dalla copertina questa volta ne trarrete una doppia e piacevole sorpresa: non solo il libro non vi deluderà ma sarà proprio con quel volto della copertina (Mara Capasso in uno scatto dello stesso Massimo Piccolo) che immaginerete la vostra Layla. perché è così che l’Autore l’ha vista, pensata, immaginata e descritta.
Se un neo dobbiamo farlo notare di questo romanzo questo non appartiene prettamente al lavoro dell’Autore. Infatti, nonostante possa sempre accadere che in fase di editing qualche refuso possa sfuggire (siamo pur sempre umani!) nella lettura si riscontrano alcune sviste.
Come già detto si tratta solo di “sviste tecniche” che non pregiudicano la qualità del lavoro e della scrittura di Massimo Piccolo poiché quando si lavora all’edizione di un libro qualcosa può sempre sfuggire per quanto possa essere alto il livello di cura e di attenzione. Questa mia puntualizzazione, infatti, più che un “monito” vuole essere un consiglio di una revisione per la prossima ristampa… che certamente ci sarà!
Ad ogni modo non perdete la lettura di Layla, un romanzo che vi stupirà e catturerà pagina dopo pagina. E ricordate che… mai niente e nessuno sono mai che sembrano…
Incontro con l’Autore
Come è nata l’idea di Layla?
Layla è stata un’idea molto veloce. Mi affascinava l’idea di partire di una storia – che potremmo anche definire d’amore – che partisse da due personaggi agli antipodi. E poi volevo raccontare una storia che davvero non fosse mai stata raccontata prima. Ci ho messo una notte per tracciare i due protagonisti, Layla e Gabriel e poi 3 anni e 7 revisioni per arrivare alla fine.
Il suo romanzo mescola l’esoterismo (di cui Napoli è considerata una dei cinque centri nevralgici), la magia nera e le problematiche adolescenziali. Come è riuscito a trovare la giusta armonia in tutto questo?
Sì, e al paranormale si somma anche una bella dose di scienza (dalla medicina all’antropologia, passando per la psicanalisi). Io ho un’idea molto precisa delle problematiche adolescenziali e giovanili: quella è l’età nella quale le persone sono più coraggiose e meno spaventate dalla vita e quindi hanno il coraggio di porsi delle domande che, col tempo, per pigrizia, rassegnazione o vigliaccheria, molti adulti evitano. Anche l’amore, se è vero amore e se mi permette una parentesi romantica, andrebbe sempre vissuto in maniera totalizzante come si fosse adolescenti, la presunta accusa di immaturità – per molti aspetti – ai giovani spesso viene usata solo per nascondere l’invidia e la consapevolezza che qualcosa dentro è morto.
Per la stesura del suo romanzo che prende vita nel campo dell’esoterismo ha compiuto delle ricerche particolari?
Tantissime. Quella che ricordo con più emozione è stata quando, una volta individuato il filone giusto, è stata quella condotta sul campo quando finalmente sono riuscito a farmi ricevere da un operatore di magia nera. Altra emozione forte è stata trovare in molti luoghi (anche di culto come il Duomo di Napoli) tracce dell’antichissimo culto che è nel cuore del libro.
Layla è ambientato a Napoli. Uno scenario naturale per il suo racconto. Lei ha scelto luoghi e riferimenti ben precisi della sua città. In che modo ha elaborato tali scelte?
Volevo raccontare una Napoli reale e comune. Basta con le cartoline o gli scenari alla Gomorra. I miei protagonisti sono, più o meno, come la stragrandissima maggioranza dei ragazzi di Napoli e delle altre città italiane, figli di genitori che lavorano (chi più benestante chi meno) e che vivono una quotidianità fatta di compiti, flirt, locali, studio, musica, palestra e così via. Da autore è molto più stimolante riuscire a creare scompiglio raccontando la quotidianità piuttosto che barare raccontando vite al limite, far west, droga, violenze ecc.
Nel suo testo molto importante è l’uso del linguaggio diversificato tra quello dei social (Whatsapp, Instagram, i blog) e quello dei dialoghi tra i protagonisti. Cosa l’ha spinta a compiere una ricerca stilistica in tal senso?
Tra le tantissime e stupende recensioni che Layla sta avendo ce ne è stata una, quella de Il Mattino, che si è proprio soffermata su questo aspetto stilistico elogiandone il risultato. La scelta è stata obbligata, se vuoi che i tuoi personaggi siano reali tanto che i lettori possano gioire e temere per loro non puoi evitare di misurarti anche con il modo di comunicare di oggi. Gran parte delle emozioni che ci si scambia oggi viaggia attraverso la chat di Whatsapp. Una consistente parte “dell’io” di un ragazzo non è conoscibile se non ci si misura col suo Instagram, Facebook o blog. I “vocali” di Pisto all’inizio e Layla alla fine, mettono a nudo una loro parte così profonda proprio grazie al mezzo. Che il “messaggio” e il “mezzo” siano indivisibili non l’ho certo scoperto io. La difficoltà più grande è stata quella di dare una dignità letteraria a tutta questa parte.
I protagonisti di Layla sono adolescenti che frequentano la scuola eppure spesso sembrano dimenticarsi di essere ragazzi e agiscono come fossero adulti dando anche l’impressione di perdere un contatto con la comune realtà (seppur ri-creata). Ad esempio, a nessuna ragazza appena maggiorenne verrebbe fatto firmare un contratto d’affitto senza ulteriori garanzie. Questo dà l’impressione che i suoi ragazzi perdano un tantino di autenticità. È un tratto voluto e ricercato nel suo racconto?
In realtà, proprio per il discorso di autenticità necessaria che dicevo prima, ho fatto testare tutto alle mie povere “vittime” (come racconto nei ringraziamenti ho “sequestrato” alcuni ragazzi coetanei dei protagonisti). La casa che, a un certo punto, è mira di uno dei personaggi esiste davvero, proprio nel punto dove la racconto, ed è tutt’ora occupata da una “fuorisede” della provincia di Benevento che l’aveva presa ad Agosto – con 18 anni da poco compiuti – di nascosto dai genitori per passare i fine settimana con il ragazzo. Per questo tipo di soluzioni i proprietari sono molto poco interessati alle garanzie (ma molto ai due o tre mesi di anticipo), sono, spesso, assolutamente spoglie e un po’ malandate. Se paghi regolarmente sei dentro, altrimenti sei fuori con le tue cose e in pochi giorni la casa viene fittata a un altro fuorisede.
Qual è stata la difficoltà maggiore nell’orchestrare e nel dare il giusto equilibrio ai tanti personaggi che animano la storia di Layla?
La difficoltà maggiore è stata tenere l’evoluzione delle linee narrative appena un po’ sotto (ma non troppo) la storia principale – visto che esiste una relazione tra tutti i personaggi e il tema portante. Trattandosi di un mistery il rischio che qualcosa si capisca troppo o troppo poco è sempre presente, ma, come autore, sai che non puoi barare e devi seminare indizi in ogni singola pagina.
Tra tutti i personaggi coinvolti nella vicenda: qual è stato quello più complesso da immaginare e cui dar voce?
Be’, l’evoluzione di Gabriel è stata bella complessa. Farlo crescere senza che i lettori l’odiassero al punto da rendere sgradevole proseguire la lettura è stata una bella sfida.
In che modo è riuscito ad avvicinarsi e a creare la sensibilità, la timidezza e la fragilità della sua protagonista?
Anche questa è stata una grandissima soddisfazione. Ormai posso dire che non passi giorno senza che una qualche lettrice mi scriva dicendo “io sono proprio come Layla!”. La scena della pizzetta prima desiderata e poi buttata perché è in impaccio a mangiare davanti agli altri è tra le più citate nelle mail e nei post. Il “mestiere” di scrivere impone la capacità di empatia e osservazione. E osservare quanto mi succede intorno è una delle cose che ho sempre amato fare.
Al di là dello sfondo magico ed esoterico la dolce Layla lancia un messaggio ben preciso alle sue giovani coetanee (e non solo) in bilico tra l’essere ragazzine e donne e ben decise a voler crescere. È un messaggio di speranza, di forza … cos’altro direbbe Layla alle giovani donne dei nostri giorni?
Che l’amicizia (per la quale vale un po’ il discorso fatto sopra per l’amore), può salvarti la vita.
Quali sono i suoi prossimi impegni e progetti editoriali?
Il successo di Layla ci sta portando a lavorare a un progetto molto ambizioso e stratosferico legato al libro e questo mi sta assorbendo completamente. Il prossimo impegno è già attuale ed è la direzione artistica di Birdland che è una rassegna letteraria alla quale tengo tantissimo.