La Rubrica online “Piazza Navona” ha letto per voi La regina degli Achei di Claudia Villero (Argonauta Edizioni) classificatosi al terzo posto nella sezione “Romanzo” alla scorsa edizione del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri”. Non perdete l’Incontro con l’Autrice!
La trama
Dodici capitoli per raccontare la mitologia greca da un punto diverso e assai interessante: quello delle donne. È questo ciò che Claudia Villero racconta ne La regina degli Achei. Tutto ha inizio con la nascita di due gemelle Elena e Clitemnestra avute da Tindaro (anche se inizialmente si pensava fossero figlie di Zeus), a loro volte sorelle di Castore e Polluce. Due donne, due personalità assai diverse: tanto seducente e ammaliatrice l’una, tanto riflessiva e sagace l’altra. Solo una, però, andrà sposa ad Agamennone, sovrano di Micene e re degli Achei. Inutile dire la rabbia e l’invidia di Elena che non tarderà a tramare vendetta e complotti contro la sorella. E nel mezzo di queste vicende tutta la mitologia, i simboli e la filosofia della sapienza greca si slamano in questo racconto che diviene riflesso della nostra umanità.
Sul libro
La parola greca mythologia non contiene soltanto le “storie”, i mythoi, ma anche il raccontare (legein), un raccontare che originariamente era anche in grado di suscitare intima risonanza; coinvolgeva l’idea che la storia riguardava sia il narratore sia gli ascoltatori.
Károly Kerényi
È il 2022 quando Argonauta Edizioni pubblica nella collana “Giasone” il romanzo storico La regina degli Achei, il primo volume della trilogia Essere donna ai tempi degli eroi (cui seguiranno Regina e prigioniera e La tessitrice degli inganni) della scrittrice torinese Claudia Villero.
Cinquecentottanta pagine di pura magia! Per chi ama la mitologia greca è un testo assolutamente da non perdere. Claudia Villero, infatti, è bravissima nel mescolare storia e mito, i protagonisti e i personaggi di una storia senza tempo, di dèi e dee che sono il riflesso perfetto dei vizi e delle virtù della nostra umanità. La nostra Autrice, però, si spinge ancora oltre raccontando la mitologia da un punto di vista nettamente femminile facendoci notare cosa, nei tempi dei tempi, si è perso di vista più o meno volontariamente. In tal modo dèi e dee sembrano essere all’altezza dello sguardo del Lettore, il quale si offre e si propone a uno sguardo diretto sulle vicende storiche e su certe personalità ammantate da sempre da una certa aura di superiorità.
Giasone, Leda, gli Argonauti, Medea, Agamennone, Elena, Castore, Polluce… i più importanti protagonisti della mitologia greca vengono regalati al Lettore attraverso lo sguardo e le parole di Leda, Clitemnestra, e Penelope le quali si mostrano prive di qualsiasi orpello, semplicemente complicate nei loro ruoli di donne, mogli, madri, regine e sorelle. I loro racconti sono autentici, onesti e senza mai nascondere virtù e debolezze del proprio essere e del proprio sentire. È un modo legittimo di riabilitarsi davanti alla storia senza tempo, di dire finalmente la propria opinione, di raccontare (finalmente!) la propria visione delle loro rocambolesche esistenze.
Claudia Villero è stata bravissima nel tessere (un po’ come Penelope, sembrerebbe il caso di dire) una trama funzionale, priva di qualsiasi ombra, forte di un’attenta e approfondita ricerca storica e di uno studio non indifferente della psicologia delle “sue” donne. La scrittura della Villero riporta in vita storia e mito, ricolloca i suoi protagonisti e le macchinazioni, le azioni che hanno messo in moto parte di una storia e di un mito senza tempo. Soprattutto, l’Autrice sfonda una interessante parete: quella del silenzio cui le donne (e le loro storie) sono state per troppo tempo relegate e costrette. Inevitabilmente vengono a scontrarsi due mondi, due epoche: ieri e oggi. Passato senza tempo e futuro sempre più incerto eppure inevitabile. La regina degli Achei mostra quanto, nonostante conquiste e tempi che cambiano, le donne di ieri e quelle di oggi abbiano sempre combattuto per i loro spazi, la loro voce, la loro crescita personale e intellettuale, la loro autonomia e la loro indipendenza. Alla base un solo sentire: la passione! E questa resta senza tempo, senza identità unendo dèi, dee e mortali di ogni Tempo.
Incontro con l’Autrice
Come è avvenuto il suo incontro con la scrittura?
Se dovessi definire ciò che la scrittura rappresenta per me, potrei utilizzare i termini “bisogno, necessità”. Fin da bambina ho sempre sentito il bisogno di scrivere; quando ero piccola e mi chiedevano che cosa volessi fare da grande, rispondevo candidamente “la scrittrice”. Non sono diventata una scrittrice, ma un’insegnante, lavoro che ho scelto e a cui mi dedico con passione e dedizione, ma il “bisogno” di scrivere è rimasto. Credo che sia un modo per esternare i miei pensieri e i miei sentimenti, cosa che, dato il mio carattere molto introverso, non mi riesce naturale se non con la penna in mano. La scrittura è un canale privilegiato attraverso cui esprimere la propria visione del mondo, i propri valori; è una corsa per afferrare un briciolo di eternità. Durante il liceo e l’università ho custodito nel cassetto più segreto della mia anima il sogno di scrivere un libro; è stato dopo la laurea specialistica con l’inizio dell’attività di insegnamento che mi sono sentita pronta a dare corpo a questo mio grande sogno. Ho scritto il mio primo libro Confessioni alla corte dei Tudor e l’ho lasciato per anni nel cassetto, poi mi sono decisa a proporlo alle case editrici e da lì non mi sono più fermata, fra poco saranno cinque i libri che avrò dato alle stampe, i primi di una lunga serie.
Perché ha scelto di dedicarsi in particolar modo al romanzo storico?
La scelta del romanzo storico è stata molto naturale. La mia grande passione, la passione che ha sempre animato i miei studi e guidato in un certo senso le mie scelte è la storia. Fin dai banchi di scuola la storia è stata la mia materia preferita. Sono una lettrice accanita, ma le letture che prediligo sono quelle che hanno carattere storico, saggi, romanzi, opere storiografiche. Attraverso il romanzo storico ho trovato il modo migliore per conciliare le mie due nature: l’amore per la storia e l’amore per la letteratura. Il romanzo storico, inoltre, mi permette un grande privilegio: avvicinare la storia alle persone. Quando ho iniziato a insegnare mi sono accorta che sia i ragazzi sia gli adulti sono imbevuti di pregiudizi nei confronti della storia: la considerano una materia arida, composta di fatti e di date da memorizzare. Fin da subito la missione di cui mi sono sentita investita è stata quella di dimostrare che non è così; è stata quella di dimostrare che la storia è la più “umana” delle discipline, poiché è stata scritta ed è scritta ogni giorno dagli uomini e dalle donne, dalle loro passioni, dalle loro emozioni, dai loro valori, dai loro sentimenti. Il romanzo storico mi permette questo: restituire alla storia tutta la sua umanità; mi permette di scavare nell’animo di personaggi vissuti moltissimo tempo fa, restituire loro voce e parola per urlare al mondo le ragioni delle gesta che hanno compiuto. Mi sono ispirata per questo all’affermazione di Manzoni che sosteneva che lo scrittore nel romanzo storico aveva proprio la facoltà di restituire la voce ai propri personaggi.
Come è nato il progetto editoriale de La regina degli Achei?
I miti del popolo acheo sono sempre stati al centro dei miei interessi; attraverso il liceo classico prima e Lettere classiche poi ho avuto modo di approfondirli e di farne un affascinante oggetto di studio. Già quando ragazzina sognavo di scrivere libri, immaginavo di trattare le saghe delle grandi famiglie della mitologia greca. Il mio primo romanzo l’ho però dedicato ad Anna Bolena, il personaggio storico femminile che per me ha sempre rappresentato un grande modello di coraggio e femminilità; nel secondo Dal Monferrato all’Isonzo ho invece voluto rendere un omaggio al mio paese raccontando la storia vera di Alessandro Pescarmona, un giovanissimo soldato della Prima Guerra Mondiale. Quando mi sono trovata a scegliere il personaggio a cui dedicare il mio terzo romanzo non ho avuto dubbi. Ho deciso di fare un importante salto temporale: di passare dal ‘900 all’epoca micenea.
A spingermi verso la mitologia greca, oltre alla mia formazione e al mio interesse, sono stati anche il grande entusiasmo e la grande curiosità che i ragazzi a scuola dimostrano per queste tematiche. Inizialmente avevo pensato di rendere protagonista del mio terzo romanzo Andromaca e di incentrare il racconto sull’Iliade, poi però facendo ricerche mi sono resa conto che la mia opera non sarebbe stata completa. Ho così deciso di comporre una trilogia, “Essere donne al tempo degli eroi”, che, a partire da tre personaggi femminili, ricostruisse la grande storia del mito greco. Mi sono resa conto che, se questo era il taglio che volevo dare alla mia opera, non avrei potuto partire da Andromaca, ma avrei dovuto partire da un altro personaggio che mi permettesse di raccontare da vicino gli antefatti della guerra di Troia. Il pensiero è subito corso a Clitemnestra.
In che modo è riuscita ad equilibrare storia, mitologia, ricerca e la resa tanto umana dei suoi protagonisti?
Come per tutti i miei romanzi ho iniziato con il fare molte ricerche, con il consultare molte fonti, con l’appuntarmi i dati che ritenevo indispensabile inserire all’interno del mio romanzo. Una volta raccolto il materiale l’ho, in un certo senso, “messo da parte”. Ho dato la parola a Clitemnestra, a Leda, alle eroine del mito antico; ho voluto dare loro la possibilità di giustificare le azioni per cui il mito antico le aveva “condannate” senza possibilità di appello. Ho voluto restituire loro il pensiero, il sentimento, l’umanità. Ho voluto in un certo senso farle scendere dal piedistallo della grande letteratura per restituire loro un volto umano fatto non solo di eroismo, ma anche di grande dolore. Ho voluto dimostrare che, nonostante siano vissute quasi quattromila anni fa, queste donne ci sono molto più vicine di cosa i libri di scuola ci hanno abituati a pensare. Sono partita dal presupposto che dietro ogni mito c’è un’invisibile traccia di verità ed è quella verità che ho voluto restituire alle mie protagoniste e con essa la loro umanità.
Quali ricerche e approfondimenti ha fatto per preparare e organizzare la stesura del suo romanzo?
Confesso di essere stata molto avvantaggiata dal mio percorso di studi. Il liceo classico prima, la laurea in Lettere classiche poi mi hanno permesso di avere a disposizione un’ampia bibliografia a cui attingere, che ho ovviamente arricchito andando a cercare le ultime pubblicazioni. Mi sono costruita una scaletta dividendo capitolo per capitolo quali miti trattare. Mi sono mossa non ragionando solamente sul romanzo che stavo scrivendo, ma con uno sguardo generale a tutta la trilogia.
La regina degli Achei racconta la mitologia da un punto di vista femminile attraverso lo sguardo di Clitemnestra. Secondo lei, i miti e i loro protagonisti cosa hanno ancora da raccontarci? E il loro mondo quanto è vicino o lontano dal nostro?
Sono profondamente convinta dell’attualità del mito. Credo che esso ci sia profondamente vicino, molto più di quello che immaginiamo. I protagonisti del mito sono uomini e donne, esattamente come noi. Sono persone che, esattamente come noi, hanno amato, sofferto, provato passioni forti e irrefrenabili. Certo dall’epoca micenea sono trascorsi millenni di storia, il nostro modo di vivere è molto diverso da quello di Clitemnestra, ma l’essenza di un essere umano non cambia mai. Le grandi domande che hanno spinto i Micenei a costruire il loro patrimonio mitico sono le stesse che spingono noi ogni giorno a studiare quei miti, a leggere un libro, una poesia, a osservare un dipinto, ad ascoltare una canzone. Una frase che ripeto sempre ai miei ragazzi a scuola è che nel mondo dell’arte ci si addentra sempre in cerca di risposte e si riemerge carichi di domande. Questo è ciò che deve fare il mito, lasciarci un tormento insoluto e insolubile, quel “problema” che per gli antichi Greci era l’essenza stessa della tragedia e che continua a essere il dilemma che ogni giorno ci spinge a continuare a lottare.
Perché ha scelto la figura di Clitemnestra per impostare il suo romanzo?
Clitemnestra è un personaggio che avevo molto studiato e approfondito durante gli anni dell’università; un personaggio che mi aveva sempre affascinata, proprio per il suo essere lasciato in ombra. Di Clitemnestra si è parlato e scritto paradossalmente molto poco, la si è sempre citata solo raccontando del marito o del figlio. Di Clitemnestra ci si è sempre solo fermati sulla sua lussuriosa furia assassina. Ho voluto riscattarla e il riscatto ho voluto che partisse fin dal titolo “La regina degli Achei”. Omero definisce Agamennone “il re degli Achei”, ma non dà il titolo di regina a Clitemnestra; con il titolo del mio romanzo ho voluto in un certo senso “rimediare” a questo “sgarbo”.
La regina degli Achei ha ottenuto il terzo posto nella sezione “Romanzo” alla quinta edizione del Premio Letterario Nazionale “Equilibri”. Cosa ha significato per lei e per la sua scrittura ricevere tale riconoscimento?
È stato un importantissimo riconoscimento. Partecipo sempre ai Premi letterari con i miei romanzi; sottoporli al giudizio di una giuria competente e preparata è un modo per mettermi in gioco, per misurare ciò che sono stata in grado di fare, quanto sono stata capace di trasmettere attraverso le mie opere. Quando accade che un mio romanzo ottenga un riconoscimento, specialmente se importante come il Premio Letterario Nazionale “Equilibri”, è una grande emozione, il raggiungimento di un grande obiettivo, lo stimolo a dare sempre di più, a fare sempre meglio.
Quali sono le opere e gli Autori che hanno formato il suo essere lettrice e scrittrice?
Ho sempre amato molto leggere. Sono un’accanita lettrice e spazio molto nei generi, quelli che prediligo sono i testi che trattano la storia e i grandi classici della letteratura. Sono molti gli autori che ammiro per svariati motivi che vanno dall’analisi che fanno della psicologia dei personaggi allo stile di scrittura. Citarne alcuni mi darebbe l’impressione di “tradirne” altri. Ne cito solamente una, Oriana Fallaci, maestra assoluta di stile, donna di grande coraggio, di infinita cultura, capace di leggere in modo acuto nell’animo umano.
Quali sono i suoi prossimi progetti editoriali e professionali?
Nella primavera 2023 è uscito il mio quarto romanzo, il secondo della trilogia “Essere donne al tempo degli eroi”, dedicato ad Andromaca e intitolato Regina e prigioniera. A giorni deve uscire l’ultimo capitolo della trilogia La tessitrice di inganni con protagonista Penelope. Attualmente sto facendo ricerche e raccogliendo materiale per un altro libro, anch’esso ispirato al mondo classico.