La Rubrica online “Piazza Navona” augura ai suoi lettori un Sereno e Felice Anno Nuovo suggerendo una lettura davvero interessante: “Il castello di Baux” di Ninetta Pierangeli (Scatole Parlanti). Un giovane balbuziente, un particolare incontro con la Storia e un futuro da riscattare. E non perdete l'”Incontro con l’Autrice”!
La trama
Nizza. Bertrand sta per compiere quarant’anni quando la ditta per cui lavora fallisce. Così, gli restano la piccola casa vista mare ereditata vent’anni prima da una zia, tremila euro in banca e la sua balbuzie. Quest’ultima è stata la sua condanna e il suo problema da sempre portandolo a vivere sempre un passo indietro e limitando il suo rapporto con gli altri, con la sua famiglia, con le donne… Solo a lavoro, davanti al computer, Bertrand si sente a suo agio: lavorando come hacker e collaborando con Anonymous cacciando e sabotando siti jihadisti. Ebbene sì: Bertrand è un vero e proprio nerd. Ormai “libero” dal lavoro il giovane decide di regalarsi una gita in Provenza dove visita il castello medievale di Baux, fortemente legato ai suoi ricordi di bambino. Dopo aver superato l’imbarazzo con la gentile addetta alla biglietteria, Bertrand, in compagnia dell’audioguida, si immerge nella storia del castello e degli oggetti che raccontano dal loro punto di vista gli abitanti e i fatti del castello. Sembra una normalissima e tranquillissima gita… ma sarà proprio questo castello a far vivere nuove avventure facendogli superare il suo profondo senso di imbarazzo causato dalla balbuzie. L’avvenire di Bertrand è tutto da (ri)scrivere e da scoprire: verso la (ri)conquista della propria autostima e delle proprie rivincite. Perché la Storia può ripetersi e non è mai così distante come si crede…
Sul libro
Nel novembre 2019 la Casa Editrice viterbese Scatole Parlanti pubblica nella Collana “Voci” il romanzo di Ninetta Pierangeli Il castello di Baux ottenendo il Premio Logos Cultura alla decima edizione del Premio Letterario Internazionale Montefiore.
Un giovane quasi quarantenne nerd e preda della balbuzie. Il castello medievale di Baux e la sua storia. La Provenza. Un taciuto ma sperato e sospirato desiderio di rivalsa. Questi sono gli ingredienti principali di Il castello di Baux che Ninetta Pierangeli, scrittrice e insegnante di Lettere che ha saputo dosare e amalgamare con sapienza e acume. Il risultato è una leccornia letteraria di gran gusto, eleganza e dal sapore speziato e rotondo.
L’Autrice, infatti, è riuscita a dar vita a un romanzo dal duplice volto e dal doppio risvolto creando un’armonia perfetta tra passato e presente nonché un riuscito e assai ritmato accordo tra due distinti piani narrativi. Attraverso l’insicuro (ma senza lasciarsi troppo condizionare dalle apparenze!), balbuziente Bertrand e la sua gita al castello di Baux la scrittrice conduce il Lettore in un continuo viaggio nel tempo saltellando dal presente al passato (e viceversa) con un ritmo cadenzato e persino sincopato. In tal modo, il Lettore senza mai stancarsi, capitolo dopo capitolo, va alla scoperta di una duplice storia: quella del nostro Bertrand e quella storica del castello. Ma sarà proprio il castello a parlare! Ebbene sì: poiché in questa gita Bertrand si lascia (audio)guidare e noi assieme a lui. Così facendo saranno la bandiera, il castello, la corazza, la lampada, lo specchio, le ceste… a parlare. Gli oggetti prendono vita! Anzi, la parola! Al Lettore sembrerà quasi di essere catapultato nel celebre cartone Disney La bella e la bestia dove gli il candelabro, il pendolo, le tazze, il piumino da spolvero divengono veri, reali e raccontano la storia. Vivono la storia!
E Ninetta Pierangeli nella scrittura del suo volume ,che strizza non poco l’occhio al romanzo storico pur mantenendo intatta la sua libertà di genere, è davvero brava nella creazione, nella stesura, nella misura conferite alla struttura narrativa adottata per Il castello di Baux. È proprio quest’ultima, infatti, il punto di forza del romanzo. La scelta dell’Autrice di questa impostazione certamente è particolare e rischiosa se vogliamo ma la resa e il risultato sono davvero lodevoli. Così facendo il romanzo si apre su due vicende ben distinte ma tra loro profondamente collegate: quella di Bertrand e quella del castello che ci riporta alla Storia. Ancor di più l’intuizione di lasciar narrare al Lettore quest’ultima dagli oggetti che l’hanno vissuta e subita apre una seconda lettura del romanzo e un nuovo punto di vista sull’intera vicenda. Ninetta Pierangeli in questa sua operazione letteraria è stata assai brava e attenta alle scelte adottate che ha seguito e curato con estrema attenzione e capacità. Da qui il suo stile di scrittura assai piacevole perché semplice, adeguato, lineare in entrambi i piani narrativi senza mai creare dei vuoti nella storia narrata né nel Lettore che la segue. Da qui, ancora, l’armonia di cui si è accennato pocanzi che fa de Il castello di Baux un romanzo a due voci così intonate tra loro da risultare un’unica voce seppur mantenendo le proprie caratteristiche e la propria identità.
Probabilmente l’unico aspetto che lascia il Lettore un tantino perplesso e la rapidità, negli ultimi tre capitoli, con cui la situazione di Bertrand si assesta. È come se quel ritmo mantenuto sin dall’inizio costante avesse improvvisamente accelerato verso la chiusura e la conclusione mentre, invece, si vorrebbe scoprire e sapere ancora cosa ne sarà e cosa accadrà a Bertrand. Solo questo: per piacere della lettura.
Ma Il castello di Baux, forse, non sarebbe stato lo stesso senza il suo Bertrand, il buon protagonista. Tutti in fondo siamo un po’ Bertrand e la sua semplicità, la sua umanità e la sua timidezza non possono non conquistare il Lettore che, lontano da ogni pietismo, diviene il suo più forte sostenitore. E quando l’umanità, la semplicità e la Storia si uniscono… creano delle melodie letterarie come Il castello di Baux.
Incontro con l’Autrice
Come è avvenuto il suo primo incontro con la scrittura?
Il mio primo incontro con la scrittura è avvenuto nel 2005. Mi piaceva la sera inventare fiabe per i miei due cuccioli, Teresa e Davide, così partecipai ad un concorso dedicato a papa Giovanni Paolo II, organizzato da Nicola Calabria editore, una casa editrice siciliana. Vinsi il primo premio con la fiaba Il cervo ferito e potei pubblicare gratuitamente il mio primo libro: Il tempo degli animali felici. Peccato che non inserirono le correzioni che feci alla bozza, così il libro risulta scritto da una certa Minetta Pierangeli e per sempre sarà così nella catalogazione bibliotecaria!
Come è nato il progetto editoriale de Il Castello di Baux?
Il castello di Baux è nato da una semplice e banale suggestione di un viaggio in Provenza, fatto una decina di anni fa o forse più.
È un’Autrice a tutto tondo: scrive libri per lettori di tutte le età, dal romanzo alle favole per bambini. Quali differenze riscontra nell’approcciarsi ai diversi lettori e nell’affrontare diversi stili e generi narrativi?
Affronto diversi generi narrativi e mi cimento con diverse categorie di lettori, però lo sfondo del fantastico compare qua e là, in alcuni testi espressamente rilevato, come in Il castello di Baux, altre volte più sfumato, come in L’immagine misteriosa. Non è difficile per me, immedesimarmi in diverse categorie di lettori perché insegno da tanti anni e quindi sono sempre a contatto con l’infanzia e la preadolescenza. Oltre al fantastico, un elemento molto presente nei miei romanzi è la storia. Quasi tutto ciò che ho scritto è inserito in precisi contesti storici. E quasi tutti i miei testi hanno più voci narranti e seguono diversi percorsi narrativi che poi si incontrano e vanno a sciogliersi tutti insieme in un unico finale. Questo perché adoro le storie e mi piace metterne tante in un libro solo.
Dall’idea alla fase di stesura: in che modo organizza e sviluppa il suo lavoro di scrittrice?
Ecco, devo dire, che il mio lavoro di scrittrice non è molto organizzato. Di solito parto da qualcosa che mi ha colpito, che ho visto, magari molto tempo prima. Poi penso un inizio e un finale. E poi ci metto dentro gli ingredienti. Un po’ come si fa il brodo per Natale…
Lei è anche insegnante di Lettere in una scuola media. Quali consigli sente di poter dare ai giovani lettori che si avvicinano al fantastico mondo dei libri?
Ai giovani lettori consiglio di formarsi sui classici. Naturalmente la narrativa contemporanea e i filoni di moda sono immediatamente più attraenti, penso al fantasy e al giallo. Però partire dall’inizio anche in questi ambiti, cominciando con Tolkien o Agatha Christie dà un’idea della direzione di questa narrativa, non so se mi sono spiegata. Secondo me, le origini sono significative sempre.
Parlando ancora di giovani lettori: cosa si potrebbe o si dovrebbe fare, anche dal punto di vista scolastico, per incentivare e promuovere la lettura in questa fascia di pubblico così delicata?
Il problema principale è anche qui l’inizio. L’educazione alla lettura va affrontata seguendo il percorso di crescita già dalla materna, altrimenti lo strabordare dell’immagine nella nostra cultura prevale con facilità sulla mente infantile che non allena quella capacità immaginativa individuale che è propria di chi legge. Mi spiego: se leggo Assassinio sull’Orient Express, mentre lo leggo, sono costretta a immaginare ciò che l’autrice descrive, e quindi il mio processo mentale è attivo. Alla fine del libro, l’impressione globale sarà costituita dal percorso che fa la scrittura, cioè l’autrice verso di me, e da quello che faccio io per avvicinarmi alla scrittura e immaginare ciò che viene detto dall’autrice. Nella visione di un video, invece, il processo creativo è quasi inesistente e lo spettatore è passivo di fronte al contenuto che riceve. È chiaro che si tratta di due linguaggi diversi, ma penso che il primo sia molto utile per la crescita cognitiva del bambino.
Quali sono gli Autori che hanno formato il suo “essere Autrice” e il suo “essere lettrice”?
Andersen e i fratelli Grimm senza dubbio. Ho cominciato a leggere con loro, quando in seconda elementare sono diventata autonoma nella lettura. E mi hanno guidato anche nella scrittura, che ho cominciato alla stessa età. Dovrei avere ancora da qualche parte il primo libro di fiabe che ho scritto, non so dove però. Forse dovrei riprenderlo e pescare ancora sogni da quell’immaginario infantile che è rimasto dentro di me. Una poetica molto pascoliana, la poetica del “fanciullino”, non so se qualcuno ne ha dei ricordi liceali. Comunque, decisamente non sono Pascoli, né un grande poeta, né un professore universitario. Ma nel mio piccolo, lo imito.
Quali sono i suoi prossimi progetti e impegni letterari?
In questo momento, sto pensando di ripubblicare Asperger, ma non ho ancora deciso con chi. Finora mi sono sempre affidata a piccoli editori, mi sono arrivate proposte da editori maggiori ma con un impegno economico da parte mia e non ho voluto accettare. Non so se avventurarmi nel mondo del self-publishing.
Ci devo riflettere ancora. E poi, vorrei tornare all’infanzia che recentemente ho trascurato. Ho pubblicato nel 2020 Animali col sorriso, ma l’ideazione era vecchia. Dal punto di vista dell’ideazione, negli ultimi anni, i bambini li ho tralasciati. Vorrei anche riprendere le collaborazioni con le scuole, per la lettura di Il piccolo Gaio. Storia fantastica di Giulio Cesare. Ora vediamo. Nel frattempo, ti ringrazio per questa intervista.
Ma siamo noi della Rubrica online “Piazza Navona” a ringraziare ancora Ninetta Pierangeli della sua disponibilità e di aver accettato di essere nostra ospite e vi invitiamo a visitare il suo sito web
https://ninettapierangelilibribambiniegrandi.com/
e la sua pagina Facebook
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