La Rubrica online “Piazza Navona” vi presenta Coglians, l’ultimo album di PDuRN trio prodotto da nusica.org. Sei tracce che raccontano il rapporto tra uomo e Natura attraverso il jazz. Non perdete questo Incontro d’Arte musicale!

Il 18 febbraio 2025 è uscito Coglians, il nuovo album di PDuRN prodotto dall’etichetta musicale nusica.org. Tanti e diversi sono gli elementi portanti di questo progetto musicale: ricerca e tradizione, esplorazione e memoria. Un lavoro concentrato sul rapporto tra l’uomo e la Natura. Non è un caso, infatti, che Coglians sia il nome del monte più alto del Friuli-Venezia Giulia.
PDuRN, il trio musicale composto da Daniele Nasi, Giancarlo Patris e Margherita Parenti, usa sapientemente l’armonia e l’improvvisazione jazz per raccontare la maestosità della realtà e la potenza della sua rappresentazione. Così, le sei tracce che compongono e animano Coglians si trasformano non solo in un raffinato e autentico viaggio sonoro ma anche in una attenta e profonda analisi armonica in cui la Natura e l’improvvisazione si fondono.
Incontro con PDuRN trio

Come nasce PDuRN trio?
Il trio è nato nel 2022 con l’idea di arrangiare brani della tradizione jazzistica in chiave moderna in vista di alcuni concerti. Presto però, trovandoci molto bene a suonare insieme, ognuno di noi ha iniziato a proporre brani che si discostavano dal repertorio mainstream, da brani di Paul Motian ad arrangiamenti di musica folk, ponendo le basi per quello che sarebbe diventato il suono di PduRN. Nel tempo ognuno di noi ha cominciato a scrivere brani originali, con in mente il suono del trio, andando pian piano a definire il suono d’insieme che potete sentire nel nostro disco.
Come è nato il progetto musicale dell’album Coglians?
Il disco è venuto alla luce nel tempo, non siamo partiti con un’idea definita; l’album rappresenta, piuttosto, un primo punto d’approdo del viaggio del trio. Ognuno ha messo in gioco un po’ di sé con le proprie composizioni e questo ha influenzato vicendevolmente l’approccio ai diversi brani.

A cosa è dovuto il titolo del vostro album?
L’album prende il nome dal Monte Coglians, questo perchè il singolo del disco è ispirato a questa maestosa vetta. “Alle pendici del Coglians” è stato infatti il brano in cui abbiamo investito più energie e tempo per definire il nostro suono d’insieme e rappresenta per noi un pezzo importante del nostro viaggio, oltre ad avere una forte pulsione evocativa legata al tema della natura, caro a tutti noi.
La vostra musica indaga il rapporto tra l’uomo e la natura: in che modo siete riusciti a tradurre in note un dialogo così importante e complesso?
Che sia riuscito o meno, lasciamo decidere a chi ascolta… sicuramente per noi la natura è stata un elemento fondamentale di ispirazione. In alcuni casi abbiamo cercato di ricreare una rappresentazione quasi realistica di alcuni scorci, come a voler imitare i paesaggisti, con suoni che evocassero ricordi ben definiti. In altri casi invece, ci sono richiami più astratti e indiretti, che sfruttano armonie o associazioni indirette, come il riprendere alcuni temi di Dvorak.

Come si inserisce il jazz nel vostro progetto musicale e nel vostro modo di “fare musica”?
Il jazz è un collante, in quanto è un linguaggio che tutti e tre abbiamo studiato e ci permette di dialogare con grande libertà. L’improvvisazione, anche più radicale, e l’interplay sono sicuramente elementi del jazz fondamentali per noi e per il nostro modo di fare musica; questo sia a livello compositivo che esecutivo.
Quale vuole essere il messaggio della vostra musica e di Coglians?
Il disco vuole essere una rappresentazione di quello che è il nostro viaggio come progetto. Ci sono elementi che vengono da ognuno di noi, in un dialogo collettivo che non vede prevalere una figura rispetto all’altra. Ci sono elementi esterni, come può essere la natura o altro, ma racconta tanto sia di noi come singoli elementi, sia dell’esperienza collettiva di scambio e di crescita.

Tra le sei tracce che compongono l’album a quale sentite di essere più legati? E perché?
Ogni traccia ha una sua storia e un suo peso per il progetto. Sarebbe molto difficile sceglierne solo una. Sicuramente “Alle pendici del Coglians” è stata fondamentale per dare il via alla ricerca del nostro suono d’insieme, motivo per cui è stata scelta come singolo (come detto in precedenza), ma ogni brano ha portato alla luce caratteristiche diverse che sono altrattanto fondamentali.
Qual è il brano jazz che avreste tanto voluto comporre? E perché?
Ci sono molti brani che avremmo voluto comporre, ma forse nessuno avrebbe realmente rispecchiato tutti noi come quelli che abbiamo invece scritto, con gli altri elementi in mente durante la composizione. Un brano a cui siamo particolarmente affezionati però è “Circle Dance” di Paul Motian.

Quali sono i vostri prossimi impegni musicali?
Abbiamo in programma alcuni concerti per promuovere il nostro disco e ne stiamo organizzando altri. Suoneremo il 3 maggio 2025 al Die Zentrale zum Rieblwirt di Landshut, in Germania, il 9 maggio 2025 allo Sghetto Club di Bologna, il 5 luglio 2025 alla Vigna Cunial di Traversetolo (PR) e il 5 agosto 2025 al Guastalla Jazz Festival (RE). Inoltre, abbiamo vinto il bando ‘Encoder’ del Centro Musica di Modena, che ci permetterà di collaborare con un artista a nostra scelta e di registrare e promuovere un video-clip ed un nuovo EP (il tutto entro il 2026).