La Rubrica online “Piazza Navona” anche in piena estate vi propone nuovi appuntamenti in sala. Vi parliamo in anteprima del film “Little Joe” di Jessica Hausner da oggi al cinema. Siete sicuri che le piante siano innocue e non abbiano secondi fini?
La trama

Alice, una madre single, lavora come biologa fotogenetista presso la Planthouse, una società che si occupa dello sviluppo di nuove specie vegetali. Ha creato un nuovo fiore, bellissimo, rosso e dall’importante valore terapeutico ma reso sterile dalla mutazione genetica. Infatti, se mantenuto alla temperatura ideale, coccolato, nutrito correttamente e gli si parla il fiore sviluppa ossitocina ovvero l’ormone dell’amore, dell’affettività che regola e stimola anche l’allattamento e il desiderio sessuale rendendo felice il suo proprietario e stringendo con esso un legame davvero speciale. Contro il regolamento dell’azienda Alice porta a casa una di queste piante regalandola a suo figlio Joe: la chiameranno “Little Joe”. Una collega di Alice, però, nota che la pianta sembra reagire alla sua sterilità infettando chiunque inali il suo profumo provocando una sorta di demenza emotiva che rende più aggressivi, protettivi verso Little Joe facendo distogliere l’attenzione da ogni altro affetto e interesse pur simulando l’esatto contrario. E in effetti, Alice nota dei cambiamenti nei suoi colleghi e nel figlio in piena crisi e ribellione adolescenziale. Ma quanto è opera di Little Joe? Little Joe è veramente così innocua come tutti dicono?
Il trailer
Sul film
Dopo essere stato presentato in concorso alla 72ͣ edizione del Festival di Cannes (dove l’attrice Emily Beecham ha vinto il Premio per la migliore attrice) il 20 agosto arriva nelle sale italiane il film fantascientifico e distopico Little Joe diretto da Jessica Hausner distribuito da Movies Inspired. Ma il successo continua perché il film è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI con la seguente motivazione:

Una riproposizione di temi della fantascienza anni ’50, in grado di parlare perfettamente al presente. Un Invasione degli ultracorpi a misura dell’era digitale, con cromatismi squillanti e inquadrature fredde, con una colonna sonora alienata: un film di grande stile e misurata ironia, che presenta al suo spettatore un enigma continuo, il dubbio su cosa sia autentico e cosa no dietro la superficie pop ed elegante, dietro le nostre immagini asettiche, che potrebbero nascondere tutto. E niente.
Little Joe, infatti, è un omaggio al cinema fantascientifico e horror dell’epoca d’oro di Hollywood (tra gli anni Trenta e Sessanta) Pensiamo, ad esempio, a Freaks di Tod Browning (1932), Frankenstein di James Whale (1931) a La piccola bottega degli orrori di Roger Corman (1960) ma anche al più recente E venne il giorno scritto e diretto da M. Night Shyamalan (2008). Cosa accomuna questi titoli? La creazione – o l’esistenza – di un “essere” modificato, mostruoso, (in)umano, ricostruito o pronto alla distruzione (si noti anche la somiglianza del fiore di Little Joe con quello del film di Roger Corman).
In Little Joe la pianta – proprio come accade in Frankenstein, è un “mostro” creato in laboratorio ed è considerato dai propri “genitori” una “creatura” a tutti gli effetti, il “figlio” e il parto del proprio genio (o della propria folle ambizione?), l’estensione del proprio ego ma anche il proprio alter ego che rappresenta ciò che in Natura non si può essere né avere.

Sullo sfondo di tutto questo, inoltre, vi è il rapporto tra una madre e un figlio che la Natura (ancora una volta!) vuole imprescindibile e indissolubile ma che in Little Joe scricchiola non poco. Forse è proprio per sopperire a questo che Alice crea questa pianta geneticamente modificata, sterile eppure in grado di sviluppare ossitocina. Ma a chi vorrà più bene: al figlio naturale o alla sua creatura nata in laboratorio e, quindi, un tantino – apparentemente almeno – più controllabile? E ancora, che la biologa voglia trovare il modo di sostituire la mancanza e la perdita di suo figlio? Certamente Freud ne avrebbe da dire sull’argomento… Dal canto nostro non possiamo non applaudire la bravura della regista per aver creato un film tanto equilibrato, preciso e riuscito pur mettendo in crisi e in discussione il legame più forte e puro che esiste al mondo, ovvero quello tra una madre e il proprio figlio.

Jessica Hausner riesce nel suo intento grazie alle buone interpretazioni dei suoi attori, prima fra tutti Emily Beecham (che, come abbiamo già accennato ha ottenuto il Premio per la migliore attrice al Festival di Cannes 2019) la quale sembra sospesa in uno spazio senza tempo magistralmente descritto e raccontato dalla fotografia dai colori dolci e zuccherosi di Martin Gschlacht. Lo stesso merito va riconosciuto a tutto il cast che ha saputo dare letteralmente vita alla pianta che fotogramma dopo fotogramma cresce, sboccia e prende sempre più spazio nelle immagini e nella vicenda divenendone il metro di misura e il vero motore. È proprio questa pianta (che non ha nome) a fare agire il timido Chris, collega di Alice di cui è goffamente innamorato, a fare ammorbidire il capo del progetto e dell’azienda, a rendere più docili e gentili gli altri colleghi… Oppure no? O tutto si sa svolgendo nella più “naturale” normalità?

Non ci sono elementi tangibili e visibili degli effetti di Little Joe perché agisce a livello psicologico. E questo aspetto non è poi così distopico visto l’attuale avanzamento della tecnologia, della genetica e della robotica che stanno diventando sempre più “umane”. A tal proposito la regista afferma:
Oggi ci troviamo di fronte a esseri viventi che sono prodotti dell’ingegneria genetica, e non possiamo sapere con certezza quali pericoli possano nascondere. Forse nessun pericolo… ma non possiamo esserne sicuri. Alcuni sostengono che, per principio di precauzione, dovremmo proteggerci da questa eventualità, mentre altri affermano che tutto è sotto controllo. Senza voler prendere posizione, m’interessa questo aspetto del nostro tempo, che è determinato da un lato dallo sviluppo scientifico e dall’altro dalle semi-verità diffuse su Internet. A questo si aggiunge la singolare presa di coscienza che anche gli scienziati possono solo fare delle supposizioni, senza possedere delle vere certezze. È dunque un terreno fertile per ogni tipo di teoria della cospirazione.

Così, non resta che chiederci: tutto quello che vediamo e gli effetti che ha su di noi… sono reali o tutto viene stabilito dalla nostra “naturale” percezione? È veramente tutto – innocuo – come sembra?
Voto 4/5
Scheda tecnica
Titolo originale: Little Joe
Regia: Jessica Hausner
Sceneggiatura: Jessica Hausner, Géraldine Bajard
Cast: Emily Beecham, Ben Whishaw, Lindsay Duncan, Leanne Best, Kerry Fox, David Wilmot, Kit Connor, Goran Kostic, Sebastian Hülk
Montaggio: Karina Ressler
Fotografia: Martin Gschlacht
Musica: Teiji Ito
Distribuzione: Movies Inspired
Produzione: Coop99, The Bureau, Essential Films
Paese: Austria, Gran Bretagna, Germania
Anno: 2019
Genere: Fantascienza, Fantasia, Distopico, Drammatico
Uscita: 20 agosto 2020
Durata: 105 minuti (colore)