Letto per voi… “White Power” di Stefano Tevini

La Rubrica online “Piazza Navona” è felice di ospitare ancora una volta Stefano Tevini e di presentarvi il suo saggio White Power (Red Star Press) dedicato al nuovo immaginario del suprematismo bianco americano. E non perdete l’Incontro con l’Autore!

La trama

Stefano Tevini, “White Power” (Red Star Press, 2024)

Il potere bianco della comunicazione. O dell’autodistruzione? Partendo dall’attentato di Oklahoma City fino ad arrivare al massacro di Oslo e a quello dell’Isola di Utoya per mano di Anders Breivik, Stefano Tevini nel suo saggio White Power indaga e studia a fondo l’omonimo movimento eversivo e sovversivo che nel tempo ha invaso tutti i campi di comunicazione (dalla letteratura al web) legandosi profondamente all’estremismo di destra. Gruppi indipendenti sparsi in ogni parte del globo uniti da rapporti, eventi, credo politici e religiosi, dall’idea di un suprematismo della razza bianca (se non ariana), libri come The Turner Diaries scritto dal neonazista William Luther Pierce III e considerato il vero e proprio manifesto di questo movimento. White Power è lo studio e l’analisi di un pagina tremendamente attuale e presente della nostra Storia. Ma la nostra Storia… ci ha davvero insegnato qualcosa? O si stanno facendo ancora una volta gli stessi errori?

Sul libro

Red Star Press

La nostra piazza virtuale è sempre felice di ospitare Autori e di presentare le loro opere. Questa volta la gioia è un tantino più profonda perché Stefano Tevini, dopo averci raccontato dei suoi romanzi distopici, Storia di cento occhi e Catena alimentare, torna a trovarci con il suo primo saggio dal titolo White Power edito da Red Star Press.

Vorremmo tanto che quanto illustrato da Stefano Tevini in questo saggio sia solo frutto di una fantasia distopica e decisamente surreale. Purtroppo non è così. In White Power. La letteratura come strumento di propaganda fascista: il nuovo immaginario del suprematismo bianco americano (questo è il titolo completo dell’opera) Tevini ci spiega e ci illumina sulla natura, sulla pericolosità, sulla distorsione non solo del potere della comunicazione ma anche della modalità di mettere in atto un certa “democrazia” e la difesa del proprio pensiero nonché del proprio Paese.

Stefano Tevini, “White Power” (Red Star Press, 2024)

Il White Power, infatti, altro non è che un insieme di cellule indipendenti unite tra loro dallo stesso intento: ovvero quello di affermare, difendere e muoversi in funzione della difesa di una presunta supremazia della razza bianca che non deve, non può essere contaminata in alcun modo. Per esistere e restare efficace deve restare pura e sottostare a determinati principi e a precise regole. Insomma, questo White Power di bianco sembra avere davvero poco. È il nero più estremo a governare questo movimento che si dimostra essere sovversivo e surreale sin dai suoi “principi base”. In realtà, non si può dire che non appaia come una storia già vista. E “solo” settant’anni fa. Una storia per cui ancora si stanno pagando incredibili conseguenze e che, per seguire l’assurdo principio di una supremazia della razza, ha assassinato nei modi più crudeli e indicibili milioni di persone.

Stefano Tevini, “White Power” (Red Star Press, 2024)

In casi come questi la saggezza popolare viene in nostro aiuto con detti e proverbi dei più funzionali e schietti come quello che, attribuito a Ennio Flaiano, recita “La madre dei cretini è sempre incinta”. Ancor più illuminanti ed essenziali, però, appaiono le parole di Primo Levi quando in Se questo è un uomo, scrive: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”. E ancora, nello stesso libro, “I mostri esistono, ma sono troppo pochi per essere veramente pericolosi; sono più pericolosi gli uomini comuni, i funzionari pronti a credere e ad obbedire senza discutere”. In fondo, la caccia alle streghe è iniziata per una diceria, per una voce messa in circolazione, per dare obbligatoriamente una spiegazione e una soluzione a qualcosa (o qualcuno) che semplicemente era o agiva. E oggi, è o agisce. Una storia che, ahinoi, sembra ripetersi senza fine, senza che nessuno se ne stanchi e ne comprenda le cause – o le conseguenze – profonde.

Stefano Tevini, “White Power” (Red Star Press, 2024)

Per tutto questo il saggio di Stefano Tevini è da prendere in grande considerazione. In esso l’Autore sviscera ogni aspetto, ogni collegamento, ogni tecnicismo e, in particolar modo, la letteratura legata e collegata a tale follia ideologica e che, a sua volta, si rifà alle tre correnti di pensiero religiose interne al White Power (Christian Identity, l’odinismo e il cosmoteismo). Così, si parte con The Turner Diaries scritto nel 1978 dal neonazista William Luther Pierce III e si continua con Harold Armstead Convington autore del quintetto di romanzi noto come Northwest Quintet.

Non c’è che dire: Stefano Tevini ci illustra un mondo tinto di nero che di rosso ha solo il sangue degli attentati e il filo della supremazia bianca che lo tiene in piedi. Serviva un saggio come questo. Serve conoscere, approfondire, capire, studiare proprio per non commettere o avallare errori e disastri già visti, già vissuti. Non è un caso che, ahinoi!, che Joseph Goebbels, il capo della propaganda nazista abbia costruito e impiantato il suo agire su un principio in particolare: “Una menzogna ripetuta all’infinito diventa la verità”. Ecco, ascoltiamo la Storia e che sia da monito per non rivivere altre vergogne e altri dolori.

Incontro con l’Autore

Lo scrittore Stefano Tevini (Ph. ChicShotLab)

Dopo Storia di cento occhi e Catena Alimentare eccoci al tuo breve saggio White Power. Come è nato questo progetto editoriale?

L’embrione del progetto è nato con la lettura di DMZ, un fumetto scritto da Brian Wood che racconta di un’America futura balcanizzata e in piena guerra civile basato su quella che è l’America attuale, una distopia costruita su una situazione potenzialmente esplosiva e molto reale. La politica è sempre stata una delle mie passioni, tutte le mie opere contengono una riflessione politica, e dopo essermi documentato sulla letteratura fantastica dell’estrema destra italiana, che non ha mai smesso di fare i conti con il fenomeno storico del fascismo, ho cercato una letteratura meno legata alla storiografia e più pura nella propria riflessione ideologica, per quanto separare Storia e politica sia possibile. Ho fatto le mie ricerche e sono incappato nel libro sacro del movimento White Power, ovvero The Turner Diaries, di William Luther Pierce III, una distopia scritta dal punto di vista dei suprematisti bianchi, a partire dai loro valori che sono anni luce lontani dai miei. Scovare quel romanzo è stato come aprire un vaso di pandora e il resto del materiale è arrivato quasi da solo.

Stefano Tevini, “White Power” (Red Star Press, 2024)

Quali ricerche e approfondimenti ha fatto per la stesura di questo volume?

Dietro a White Powerci sono almeno due anni di lavoro. Ho passato molto tempo a cercare opere di fiction e articoli o saggi che le riguardassero. La pubblicistica in tal senso non manca così come non mancano i paper sull’argomento, sia sul movimento suprematista bianco che sull’opera di Pierce, ma ho trovato solo un lavoro con l’ambizione di trattare la letteratura del movimento in maniera il più possibile completa, si tratta di una tesi di dottorato che ho messo in bibliografia. Lo strumento fondamentale è stato la rete: soprattutto le opere di fiction, scritte in prima persona dagli esponenti del movimento, non sono sempre semplici da recuperare soprattutto da quando Amazon ha dato un giro di vite ai testi che diffondono odio. La mia indagine ha voluto indagare non solo le cause che hanno portato alla nascita del suprematismo bianco moderno, diciamo dalla guerra del Vietnam in poi, ma la funzione della fiction all’interno del movimento e il suo ruolo nelle azioni di guerriglia attraverso cui il movimento si esprime.

Dal racconto distopico al saggio: in quale genere e stile sente di essere più a suo agio? E perché?

Stefano Tevini, “White Power” (Red Star Press, 2024)

Sono, se così si può dire, due sport profondamente diversi. La fiction in generale è una libera rielaborazione, tranne che in alcuni generi come lo Storico la verità, i dati, non hanno un peso paragonabile a quello della saggistica. Il che non è per forza una difficoltà, quando hai i dati e li hai elaborati secondo la tua linea di pensiero per certi versi si scrive da solo. Per la fiction, parlo a livello personale, ho i muscoli molto più allenati, ne scrivo da quando ho incominciato e per certi versi è un riflesso condizionato ma quando ti blocchi, quando ti trovi in un vicolo cieco, non hai documenti, dati e fatti ad aiutarti, devi smontare tutto e ricostruire con le tue mani. Con la fiction mi trovo a mio agio da sempre, ma devo dire che questa mia prima esperienza con la saggistica non posso che considerarla positiva.

Cosa le hanno lasciato lo studio e la scrittura di White Power?

A livello strettamente personale, come autore, la consapevolezza di saper fare una cosa, scrivere di saggistica, che prima non ero sicuro di saper fare. A livello politico conosco meglio il mio nemico.

Stefano Tevini, “White Power” (Red Star Press, 2024)

Qual è stata la maggiore difficoltà riscontrata in fase di stesura di White Power?

Chiunque abbia seguito il percorso che mi ha portato alla stesura del saggio, o abbia letto il saggio stesso, pensa istintivamente che la difficoltà maggiore sia stata leggere testi ripugnanti sia a livello di contenuto che a livello di qualità letteraria, e non dico che sia stato piacevole. Il vero scoglio tuttavia è stato la mancanza di un solido testo di riferimento, ho dovuto raccogliere dati e testi navigando a vista mettendo poi tutto in relazione quasi del tutto da solo (in tal senso ringrazio il ricercatore canadese David Mitterauer che mi ha dato una mano con alcuni testi ma che non sono più riuscito a contattare dopo la pubblicazione del libro). Ciò che rende il mio lavoro unico o quasi è ciò che me lo ha reso, in termini operativi, difficoltoso. Poi quando navighi senza una cartina geografica il rischio di dire una bestialità è dietro l’angolo. 

Quale vuole essere il messaggio del suo volume?

Stefano Tevini, “White Power” (Red Star Press, 2024)

Da una parte un avvertimento: conosci il tuo nemico e fai attenzione perché gode ancora di ottima salute e non si riposa mai. Dall’altra una riflessione sul potere della fiction e dell’immaginazione, uno strumento in grado di modellare la realtà oltre che un’arma che anche noi possediamo.

In un momento storico e sociale così delicato e controverso il White Power e il suprematismo bianco americano – con tutte le sue considerazioni e tutti i suoi “ideali” – in che posizione va a inserirsi? E quale influenza può avere sulla nostra società?

La forza della narrazione che regge il sistema liberista non ha ancora esaurito la propria presa ma poco per volta si sta sgretolando e, nelle sue crepe, s’inseriscono schegge di anti civiltà come il movimento suprematista bianco. Man mano che le promesse del libero mercato non vengono mantenute, con la progressiva e manifesta incapacità del capitalismo di garantire uno standard di vita se non elevato quantomeno dignitoso a un numero sufficientemente grande di persone, l’immaginario che lo sostiene perde di consistenza in favore di altri immaginari. L’immaginario legato al White Power Movement è cresciuto ai margini per tanti anni fino ad assumere i contorni di una minaccia tuttavia scomoda da considerare come tale perché costringe una società, quella americana, ad ammettere il proprio endemico razzismo. Anche il partito repubblicano è sbilanciato a destra e Trump stesso ha flirtato in più di un’occasione con la destra eversiva, che è una galassia complessa e non si riduce al solo popolo di Capitol City. Il rischio è che il ruolo del suprematismo bianco sia tremendamente incisivo, con tutto il costo in termini politici e umani che ciò implicherà.

Stefano Tevini, “White Power” (Red Star Press, 2024)

Secondo lei, anche per il White Power si deve tener conto della nostra recente Storia e di ciò che ha scritto Primo Levi “È avvenuto, quindi può accadere di nuovo”?

Senza alcun dubbio. Chi pensa che ideologie come il suprematismo bianco siano vecchie, morte, incapaci di incidere sulla realtà compie un errore madornale di valutazione. Un errore di quelli pericolosi.

Se potesse rivolgersi direttamente al suo Lettore, cosa vorrebbe dirgli e aggiungere riguardo al White Power?

Che il mio libro vorrebbe essere soltanto l’inizio. Informatevi, formatevi, organizzatevi, agite. Recuperate il senso di ciò che è importante e che la consapevolezza di un’idea e di una visione forte della realtà. Fiction is action.

Stefano Tevini, “White Power” (Red Star Press, 2024)

Quali sono i suoi prossimi progetti editoriali?

Ho consegnato un romanzo a un nuovo editore con cui dovrei iniziare un rapporto di scuderia, una collaborazione in profondità e a medio-lungo termine. Mi piacerebbe poi scrivere un saggio come White Power ma indagando la realtà dei coloni dell’ultradestra israeliana. Nel frattempo sto scrivendo un nuovo romanzo a quattro mani con l’amico Giovanni Peli. Insomma, fermo non ci so stare.

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